Sul pedaggio della Tangenziale la politica cittadina sembra aver finalmente trovato un punto di caduta comune, un argomento che unisce le voci e che mette d’accordo tutti da destra a sinistra, con l’eccezione di qualche centrista, certo. Questa nuova battaglia popolare ha dato vita ad un fastidioso ronzio composto da un continuo sovrapporsi di post, dichiarazioni e slogan tutti scagliati nella stessa direzione: Stop al pedaggio della Tangenziale.
La società Tangenziale ha iniziato i lavori al viadotto di Capodichino, restringendo la carreggiata, il che ha generato il tilt di una città che già nella normalità vive nel caos perenne di un traffico intasato tra cantieri mai ultimati, buche e totale mancanza di un piano di circolazione urbana reale.
Da subito è scattata la polemica sui social e sui giornali, con i napoletani imbestialiti bloccati nelle auto che postavano foto e si disperavano con una pioggia di selfie, meme, ed emoticon. De Magistris, sempre attento alle tendenze, ha prima polemizzato con il Presidente di Tangenziale, Paolo Cirino Pomicino, tonato alla ribalta con una forma e una dinamicità che non fa rimpiangere il Pomicino dei tempi dei festini romani, poi ha visto uno spazio per l’annuncio e ha lanciato un videomessaggio dalla webtv del Comune di Napoli.
Nel suo appello a reti unificate il primo cittadino ha detto di aver chiesto al ministro delle infrastrutture, la democratica De Micheli, la sospensione del pedaggio per il periodo del disservizio. Il che ha reso felici e fieri moltissimi napoletani se non tutti. In effetti come ragionamento razionale, quello del Sindaco, non fa una piega e non è neanche originale visto che, quella dell’abolizione del pedaggio sulla tangenziale, è una vecchia battaglia della destra forzaitaliota napoletana.
Alla base del ragionamento c’è un concetto basilare: Se un servizio non funziona perché bisogna pagarlo?
Il problema per de Magistris e per molti che, da destra e sinistra, sono saltati sulla gioiosa macchina da guerra di questa nuova battaglia “rivoluzionaria”, è che se davvero dovesse passare il sacrosanto diritto di pagare solo per i servizi che funzionano, allora sarebbe giusto non pagare i biglietti dei mezzi Anm, né, tantomeno, per quelli della Circumvesuviana, della Cumana, dell’Eav Bus… Sarebbe giustissimo smettere di pagare le imposte comunali attraverso le quali il Comune dovrebbe gestire il verde pubblico, visto che ad ogni pioggia gli alberi di Napoli si trasformano in un pericolo per la vita dei cittadini. Sarebbe lecito smettere di pagare le tasse della spazzatura per una raccolta che è disorganizzata e carente, per non parlare della sporcizia delle strade. Perché pagare per mense scolastiche che non partono e che quando partono riservano sorprese da horror nei piatti dei nostri scolari? Perché pagare per una polizia locale che non riesce a controllare il traffico, che non è in grado di arginare gli abusivi e che si fa fare sotto il naso un concerto di un neomelodico al posto di un flash mob?
Perché pagare dunque se i servizi in città non esistono, a partire da quelli basilari e necessari.
Ma in realtà, come sempre purtroppo, non accadrà niente. Di tutto questo ronzio resterà poco o nulla quando i lavori finiranno, il traffico continuerà ad essere come sempre bloccato e i soliti noti non avranno un capro espiatorio contro il quale scagliarsi e dietro il quale nascondersi.