VIDEO | Bengalesi a Palma: «Prima o poi ci scappa il morto»

Le dichiarazioni choc del sindaco Carbone che rivolgendosi alle Istituzioni dice: «Lasciato solo»

Palma Campania.  

«A Palma Campania ci può scappare il morto. L'ho detto con forza. E con la stessa forza sono stato quasi cacciato fuori dalla Prefettura. Resta in me la delusione, la tristezza di chi, rappresentando lo Stato, si è visto sbattere la porta in faccia dallo Stato stesso». Dichiarazioni choc, quelle del sindaco Vincenzo Carbone alle prese con la difficilissima gestione dell'immigrazione.

Palma Campania conta poco più di 15mila abitanti. Un terzo però sono bengalesi. Non tutti censiti. Molti irregolari e senza fissa dimora. Ed ora, dopo il caso del focolaio di tubercolosi, la gente è ancora più furiosa. Soprattutto preoccupata. Ecco perché occorre far chiarezza. E il sindaco ha scelto noi per dare sfogo a tutta la sua frustrazione e, al contempo, tranquillizzare la sua cittadinanza ormai in preda ad una vera e propria psicosi.

«Siamo preoccupati. Anche la gente lo è, e ne ha tutte le ragioni. Diciamo però subito che non c'è alcuna epidemia. Resta comunque un caso preoccupante, che va tenuto sotto controllo e che fa emergenre un problema ben più incontenibile ed incontrollabile. Quello dell'immigrazione di cittadini bengalesi», dichiara il primo cittadino di Palma Campania. «Al Comune, ogni giorno, arrivano mediamente tra le 30 e le 40 richieste di iscrizione anagrafica. Diventano sempre più difficili i processi di integrazione. Una cittadina come Palma Campania può ospitare al massimo mille stranieri. Cinquemila sono oggettivamente troppi. Con queste cifre non bisogna più parlare di solidarietà ed accoglienza, ma di vera e propria emergenza».

I cittadini sono esausti. Ne sono la riprova le interviste rilasciate ai microfoni di OttoChannel 696. La gente se la prende con l'Amministrazione Comunale, accusandola di aver fatto e di fare poco o nulla per arginare il fenomeno. Carbone non ci sta e, carte alle mano, racconta la sua "verità". Quella di un amministratore lasciato solo, a combattere una guerra senza armi.

«Abbiamo chiesto aiuto allo Stato diverse volte - spiega il sindaco -. E ancora lo stiamo facendo. Purtroppo, mi duole dirlo, ci hanno lasciati soli. Mi sento solo. Dal 2013 ho chiesto più volte la convocazione dei comitati per l'ordine pubblico e la sicurezza. Ho partecipato più volte alle riunioni con il Prefetto, il Questore e le forze dell'ordine. Si era detto della necessità di potenziare i controlli. Nell'ultimo incontro, avuto poco prima dell'estate, ho esposto i problemi della mia comunità e nel farlo mi sono sentito un marziano che, venendo dalla luna, diceva delle cose inesistenti poiché, a detta dei miei interlocutori, a Palma Campania si stava bene e non esisteva alcun problema immigrazione».

Per Carbone, a Palma Campania si è giunti ad un punto di non ritorno. I segnali ci sarebbero tutti. Il sindaco teme che l'esasperazione si trasformi io violenza e in disordini. E, per evitare che accada, si dice pronto anche a clamorosi atti di protesta. Persino a consegnare la fascia tricolore nelle mani del Prefetto. «Sono stato profeta di sventure. Ci sono questi focolai di tubercolosi, c'è uno stato d'ansia nei cittadini e temo che questa preoccupazione possa presto trasformarsi in violenza. Sono al corrente, infatti, di cittadini che si stanno organizzando per proteste forti. Ho paura che tutto questo possa sfociare in problemi di ordine pubblico. Ho paura che ci possa scappare il morto. Temo anche per la mia stessa incolumità. Quando esco in strada la gente, esausta e arrabbiata, se la prende con me e più volte ho rischiato di essere aggredito. Non so più cosa fare. Sono pronto anche a rinunciare alla fascia, pur di risolvere il problema affidandolo nelle mani di chi, più di me, ha la soluzione».  

Di seguito, l'intervista integrale al primo cittadino di Palma Campania Vincenzo Carbone.

 

Rocco Fatibene