«Dopo la vergogna... la pezza a colori». E' questo il titolo della durissima nota a firma del coordinatore aziendale della Federazione Sindacati Indipendenti (FSI) Raffaele Salvatore Ambrosino. Il sindacalista torna sulla vicenda dell'ospedale di Nola, in particolare sulla consegna di 10 barelle nuove al pronto soccorso. «Possibile che bisogna sempre aspettare il morto prima di migliore le cose? Bastano 10 barelle a risolvere i problemi del "Santa Maria della Pietà", così come degli altri ospedali della Campania?», si interroga Ambrosino.
«Come al solito - prosegue il coordinatore aziendale Fsi - la politica cerca il "capro espiatorio" di turno da consegnare al pubblico ludibrio e mette in atto le consuete misure estemporanee per tamponare le emergenze e far spegnere le luci dei riflettori dei media che documentano le gravi situazioni di carenze strutturali».
«Quello di Nola - aggiunge Ambrosino - è un ospedale di guerra. Vorremmo chiedere a chi di dovere: ma è mai possibile che un pronto soccorso debba reggere l'impatto di una popolazione di circa 600mila abitanti con soli 5 infermieri per turno? E ancora: dove sono i 90 operatori socio-sanitari che dovrebbero coadiuvare il personale infermieristico? Perché non funziona l'assistenza territoriale? Perché non si attiva l'assistenza domiciliare? Dov'è il famigerato ampliamento del nosocomio, che dorme per l'inizio dei lavori da 10-15 anni?».
«Insomma - conclude il sindacalista - siamo alle solite: ben vengano 10 nuove barelle, ma da sole non bastano. Per risolvere le ataviche criticità c'è bisogno di una programmazione seria, di un dialogo e un monitoraggio continuo e costante. Invece, si pensa sempre e soprattutto solo a cercare di addossare le responsabilità al più "piccolo" della filiera, senza mai intervenire prima che si presentino situazioni come quella di Nola».