E' stato lo stesso Don Fernando Russo a tappezzare il paese di manifesti. Il suo intento? Rendere pubbliche alla comunità di San Paolo Belsito le offese e le minacce di morte indirizzategli da ignoti in una lettera ricevuta il 4 novembre scorso. Non è la prima che il parroco le riceve. E' stato lui stesso a raccontarcelo, fuori dai microfoni, lo scorso 16 novembre quando le telecamere di OttoChannel 696 sono state nella piccola comunità del napoletano per girare il mini-documentario sulla parrocchia di San Paolo Eremita messo in onda, la domenica successiva, nel corso della trasmissione "In Viaggio tra Fede, Arte e Cultura".
In quell'occasione Don Fernando ci confidò di essere stanco e di avere paura. Tant'è vero che da tempo il sacerdote si è rivolto alla locale Caserma dei Carabinieri, informando di ogni cosa il maresciallo Squillante. Preoccupazioni fondate se si collegano le missive minatorie al rifiuto pubblico del parroco all'inchino della Madonna del Rosario davanti alla villa di una famiglia legata alla camorra locale in occasione della processione di Livardi. Un episodio di cui parlarono abbondantemente televisioni e giornali nazionali.
Tornando ad oggi, il prete è diventato bersaglio di anonimi. Nei suoi confronti, oltre alle minacce, accuse infamanti ed ingiuriose. Nel manifesto (foto) Don Fernando viene apostrofato in malomodo: "spuorc", "ricuttar", "mbriacon" e "munnezz". E poi l'intimidazione, sempre in dialetto napoletano: prima o poi ti taglieremo la testa. Nonostante la paura, Don Fernando ha mostrato ancora una volta di essere un uomo coraggioso. Un atto di ribellione: non potrebbe essere letta diversamente la pubblicazione delle ingiurie sulle cantonate cittadine.