Diego Armando Maradona è morto

Si è spento nel pomeriggio El Pibe de Oro

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Diego Armando Maradona è morto nella sua abitazione di Tigre (Buenos Aires) per un arresto cardiocircolatorio. Lo riferisce il quotidiano argentino Clarin.

Maradona aveva compiuto sessant'anni il 30 ottobre ed era stato sottoposto, agli inizi di novembre, ad una delicata operazione al cervello.

Una vita unica e spericolata

Idolo mondiale del calcio del ventesimo secolo, dalle prodezze calcistiche ineguagliabili: dotato di grande fantasia e di intelligenza tattica, verrà ricordato per sempre come "El Pibe de Oro".

Nasce a Lanus, il 30 ottobre del 1960, debutta da professionista nell'Argentina Juniors a soli 16 anni. Nel 1981, la svolta, il passaggio al Boca Juniors, dove ha vinto il Campionato di Apertura. L'anno seguente sbarca nel Barcellona, con cui ha vinto la Coppa del Re. Nel 1984, dopo una complessa trattativa, il trasferimento al Napoli, dove la squadra vince il primo scudetto nel 1987, il secondo nel 1990.

Con gli azzurri, il Pibe, vince anche la Coppa Uefa, la Coppa Italia e la Supercoppa italiana.

In seguito alla notizia della positività alla cocaina, fu costretto a fuggire dall'Italia, ma nel '92 tornò a giocare, questa volta con il Siviglia. In seguito, il ritorno in Argentina, nel Newell's Old Boys e nel Boca Jr, con cui giocò l'ultima gara del Superclàsico contro il River Plate il 25 ottobre 1997.

Con la nazionale argentina partecipò ai Mondiali per ben quattro volte, dal 1982 al 1994.

Indimenticabile la gara contro l'Inghilterra nel 1986, in cui segnò la prima rete con la mano, passando alla storia come la "mano de Dios", e il secondo con una serpentina ubriacante dalla metà campo.

Nel 1995, la consacrazione, il Pallone d'oro alla carriera.

Fuori dal campo una vita turbolenta: l'uso di sostanze stupefacenti e l'alcol hanno fatto sì che le sue condizioni di salute peggiorassero progressivamente. Ad aggiungersi, anche le accuse di evasione del fisco. Un uomo che partecipò anche alla vita politica: ammiratore di Che Guevara, si è sempre battuto contro i poteri dei più forti.

Idolo ed eroe sia in Argentina che a Napoli, Diego Armando Maradona resterà per sempre nel cuore della gente, oltre che nella storia del calcio.

Nell'anno piu' brutto, il mondo perde quella che per venti anni e' stata la consolazione piu' credibile per miliardi di persone. A 60 anni appena compiuti e' morto a Tigres Diego Armando Maradona, il Pibe de oro nato nei sobborghi di Buenos Aires e diventato il dio del pallone grazie a un sinistro magico, a un talento senza fine, a una personalita' sconfinata seppure troppe volte colta in fuorigioco nella vita. E ora che Diego non c'e' piu', non c'e' angolo del pianeta, pure provato dalla piaga del Covid, che non pianga per l'addio al mito. Un mese fa aveva compiuto 60 anni: una festa triste pero', nonostante l'omaggio globale, a cui pochi giorni dopo era seguito il ricovero in ospedale, un delicato intervento alla testa. Ma sulle condizioni i medici erano stati rassicuranti: nessuno aveva fatto presagire un epilogo tragico in cosi' poco tempo. L'arresto cardiorespiratorio lo ha colto nella sua casa di Tigres, provincia di Buenos Aires. Nove le ambulanze accorse, vani i tentativi di rianimarlo. Maradona muore nello stesso giorno di altri grandi ribelli: quattro anni fa la scomparsa di Fidel Castro, di cui il fuoriclasse argentino era amico e grande sostenitore, nel 2005 anche George Best. Aveva solo 60 anni, Diego, ma si portava dietro e dentro tante esistenze: la piu' florida nel suo passaggio indimenticabile a Napoli e al Napoli, dove arriva nel 1984 senza di fatto mai andare via. Perche' ai piedi del Vesuvio Maradona e' davvero un dio, e' li' che nasce la sua leggenda e non solo per lo scudetto conquistato, il primo degli azzurri, sotto la regia di Ottavio Bianchi. Nemmeno la positivita' alla cocaina che nel 1991 interrompe l'avventura in Italia segnando l'inizio della fine del campione genio e sregolatezza ha mai intaccato l'amore che Napoli ha per l'argentino. La citta' sotto choc ora piange, gli intitolera' lo stadio, quel San Paolo da cui il numero dieci ha fatto decollare un popolo intero. Amori, odi, successi, cadute e quella rivalita' sul 'piu' grande di sempre' per la quale lo scontro con Pele' ha negli anni assunto la forma dell'epos. Col brasiliano la pace, anche in occasione dei compleanni (80 O' Rei, 60 El Pibe a distanza di pochi giorni) e lo scambio di auguri. "Un giorno, spero, giocheremo insieme a calcio in cielo - l'omaggio di Pele' - Una notizia triste, ho perso un caro amico, e il mondo ha perso una leggenda". "Di gran lunga il piu' grande giocatore della mia generazione e, verosimilmente, il piu' grande di tutti i tempi" dice Gary Linker, leggenda del calcio inglese che di Maradona fu avversario nella sfida con l'Argentina dei mondiali del 1986 segnata dal gol che il Pibe de Oro accredito' alla 'mano de Dios', prima di vincere il titolo praticamente da solo in finale con la Germania Ovest. Altra pagina di un romanzo che il 10 ha scritto dentro, ma anche fuori dal campo. Fatto di passioni, divorzi, figli e battaglie per riconoscerli (oppure no): di droga, depressione, perche' tante volte aveva lasciato intendere che vivere nel mito di se stessi puo' essere un peso insopportabile. Era lo 'sgorbio divino' per Gianni Brera, perche' quell'aurea di immortalita' Diego se l'era conquistata in vita. "E' il nostro passato che se ne va" l'omaggio di Michel Platini, altro abitante dell'Olimpo del pallone. Pure il connazionale Leo Messi, il mito attuale, altro dieci di talento puro intreccia il filo dell'immortalita': "Ci lascia, ma non se ne va. Diego e' eterno". Eroe, meraviglia, mito: gli omaggi adesso si sprecano, ma erano gli stessi che la gente, la sua gente, gli ha sempre tributato in vita. Tante vite, quasi sempre al limite: il Che tatuato e quel legame con la Cuba di Fidel, Chavez, la simpatia per il Papa connazionale. Perche' Maradona e' un pezzo unico. Sui campi saranno osservati minuti di silenzio. I ricordi, le celebrazioni riempiranno strade, cinema, libri: verranno intitolate piazze, dedicati premi. Il regista premio Oscar Paolo Sorrentino racchiude meglio di tutti l'essenza di cosa sara' in futuro il mito Maradona: "Diego non e' morto, e' andato in trasferta". E anche nell'anno piu' triste, vale una consolazione: anche fuori casa Maradona di prestazioni da fuoriclasse al mondo ne ha regalate tante.

Le reazioni dal mondo dello sport, della politica e dello spettacolo: 

Giuseppe Bruscolotti, dirigente sportivo ed ex calciatore italiano: "Napoli perde un figlio. Oggi lutto mondiale". Fabio Cannavaro: "Sono senza parole, non mi sembra vero".

Si susseguono parole di cordoglio sui social dal mondo politico italiano: Matteo Renzi: "Oggi nessuna parola, solo tristezza. Riposa in pace, eterno 10"; Matteo Salvini: "Un genio unico, assoluto e irripetibile del calcio mondiale. Una preghiera".

Il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora: "La morte di Maradona è una notizia terribile. Era più di un campione, era un genio del calcio, un fuoriclasse assoluto. Ha rappresentato in una stagione irripetibile i sogni e le speranze del popolo della mia città. Napoli piange, stasera". 

La vice ministra all'Istruzione, Anna Ascani, scrive su Facebook: "Se ne va un mito del calcio. Numero 10. Numero 1". Anche Luigi Di Maio, con un post sui social, ricorda Maradona: "Il più forte di sempre. Addio campione".

Ignazio La Russa, durante il suo intervento alla Camera ha così commentato la notizia: "Non se sia opportuno ma comunque lo faccio. Devo purtroppo annunciare che è scomparso Maradona, lo sportivo, il calciatore che credo in Italia abbia molto influito sulla passione per questo sport. Alla famiglia e ai tifosi che lo hanno amato le mie condoglianze".

In un tweet, il Napoli Calcio ha così commentando la scomparsa di Maradona: "Per Sempre. Ciao Diego". Sui social l'immagine del profilo, si è colorata di nero in segno di lutto. 

Appresa la notizia della scomparsa del Campione, si sono susseguiti uno dietro l'altro messaggi di cordoglio per ricordare un eroe del calcio mondiale.