Secondo le indagini della procura di Torino, «i beni indicati nelle dichiarazioni degli eredi di Marella Caracciolo erano derivanti da un trust fittizio collocato in Paese a fiscalità privilegiata (Isole Bahamas), in cui erano stati conferiti nel 2014-2018 (quindi in data successiva alla chiusura del conto di Bundeena - 2009)» e «non essendo stata la dichiarazione di successione aperta in Italia sul presupposto della (falsa) residenza svizzera, i relativi redditi di capitale non avevano scontato alcuna tassazione né alcuna imposta di successione è stata dichiarata o riscossa».
È uno dei passaggi contenuti nel decreto, emesso dal gip Antonio Borretta, relativo al sequestro preventivo di 74,8 milioni di euro, avvenuto nei giorni scorsi, nei confronti dei tre fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann, nipoti di Gianni Agnelli, del commercialista Gianluca Ferrero e del notaio Urs Robert von Grunigen (indagati per frode fiscale e truffa ai danni dello Stato). Sequestro che rientra nell'ambito dell'indagine sulla successione ereditaria, contestata dalla figlia Margherita Agnelli (madre dei fratelli Elkann).
Secondo l’accusa, «i tre fratelli Elkann avevano dichiarato in Italia beni esteri nella loro disponibilità, derivanti dalla successione di Marella Caracciolo, per una somma complessiva significativa», cioè oltre 734 milioni di euro e «si trattava di beni senza dubbio riconducibili alla successione» di Donna Marella. L'importo, infatti, «risultava sovrapponibile a quello detenuto fino al 2009 da Bundeena (900 milioni di dollari) e vi era identità di sede europea e di figure apicali tra la Bundeena Consulting e le società riconducibili a John Elkann, cioè Blue Dragons e Dancing Tree».