Covid-19: la maggior parte dell'Italia in zona arancione

Gli scienziati avvertono: "Prevenire una terza ondata"

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Si attendono in queste ore i dati del monitoraggio che farà entrare in "fascia arancione" la maggior parte delle regioni d'Italia, facendo scattare provvedimenti più restrittivi. Soltanto venerdì il governo si riunirà per pianificare nuove misure e prendere decisioni in vista della scadenza del Dpcm fissata al 5 marzo. Gli scienziati evidenziano la necessità di seguire una linea di massimo rigore per prevenire una "terza ondata" che potrebbe essere addirittura più aggressiva della seconda.

Le mutazioni fanno paura: quella inglese, ma soprattutto quelle sudafricana e brasiliana ormai presenti in numerosi luoghi d’Italia. E dunque si guarda con apprensione al bollettino quotidiano che anche ieri registrava 12.074 nuovi contagiati e 369 vittime. Si attendono i dati delle Regioni, l’indicazione dell'indice Rt che fa scattare il cambio di fascia. E si monitora la tenuta delle strutture ospedaliere per non superare la soglia critica del 30% di posti occupati nelle terapie intensive.

Il ministero della Salute registra un’incidenza al 18% della variante inglese, ritenuta la più trasmissibile, ma ritiene che questa percentuale possa salire. E sottolinea come stia aumentando il numero dei malati per la variante sudafricana, soprattutto a nell’area di Bolzano, e quella brasiliana, trovata in Umbria e in Toscana.

Aumentano i comuni in "zona rossa": dopo Pescara e Ancona altre città rischiano il lockdown. L’indicazione per sindaci e governatori è infatti quella di mandare in lockdown non soltanto i centri dove è maggiore l’incidenza delle varianti, ma anche quelli limitrofi proprio per cercare di arginarne la diffusione. Il regime deve essere simile a quello scattato in tutta Italia nel marzo scorso: chiuse le scuole e i negozi (ad eccezione di alimentari, farmacie, edicole e tabaccai), consentito ai cittadini di uscire solo per motivi di necessità e urgenza. Provvedimenti eccezionali per evitare che sia l’intero Paese a dover essere chiusa. È questa l’eventualità che si cerca di scongiurare.

Tra due settimane c'è la scadenza del Dpcm e spetterà al governo decidere l’eventuale riapertura di quei settori (palestre, piscine, cinema, teatri ma anche bar e ristoranti la sera) chiusi da mesi, ma nella situazione attuale una vera ripartenza sembra tutt’altro che scontata.