Sono 62mila i lavoratori campani in cassa integrazione dall'inizio dell'emergenza Covid. Non solo, molti lavoratori con contratti a termine hanno perso il posto perché non sono stati prorogati. La denuncia arriva dai segretari generali di Fim, Fiom e Uilm della Campania, Raffaele Apetino, Massimiliano Guglielmi e Antonello Accurso. "Alla ripresa delle attività riscontriamo un allentamento della tensione produttiva e dei carichi di lavoro - proseguono -. Molta apprensione per i settori legati a filiere importanti come quella dell'aerospazio e automobilistica, inoltre le vertenze già aperte prima del lockdown, tra cui citiamo Whirlpool, Dema e Jabil, non possono aspettare ed essere congelate in attesa che il tempo passi. Tutti gli attori istituzionali Governo e Regione in primis devono essere impegnati in uno sforzo corale che abbia l'obiettivo di collaborare perché dalla crisi si esca tutti insieme, partendo dalle eccellenze e imponendo alle aziende di mantenere tutti i livelli occupazionali". E concludono: "Ribadiamo che solo con norme di 'condizionalità', rispetto alle importanti ed inedite risorse economiche date alle imprese, potremo essere in grado di evitare effettivamente il rischio dei licenziamenti nel breve/medio termine (non sarebbe accettabile che da una parte si prendessero finanziamenti e dall'altra si dichiarassero esuberi alla fine dell'emergenza), di bloccare concretamente le delocalizzazioni (estendendo queste richieste anche alle vertenza già in atto) e di riprogettare nuovi ed alternativi modelli produttivi che diano, all'intero paese, alle regioni del mezzogiorno e alla Campania, una nuova prospettiva sociale e di sviluppo. In questa direzione, lanciamo un segnale d'allarme anche in merito al rinnovo CCNL dei Metalmeccanici (Federmeccanica/Assistal) per cui già sentiamo avanzare la solita retorica che prevede differenziazioni e destrutturazioni".