Boxe, McLaren indaga sulla possibile corruzione a Rio de Janeiro

Tra i primi a lamentarsi Clemente Russo, che fu battuto da Tishchenko con un verdetto poco chiaro.

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Marcianise.  

Richard McLaren è un personaggio molto conosciuto dagli appassionati attenti agli scandali sportivi. Fu lui a portare alla luce l’incredibile scandalo del doping di stato in Russia. Con i sui investigatori di Harod Associates fa tremare tutti coloro che hanno qualcosa da nascondere ed ora tocca al mondo del pugilato Olimpico. L’AIBA, ha incaricato McLaren di indagare sui sospetti di corruzione dei giudici durante le Olimpiadi del 2016 a Rio de Janeiro. Furono diversi i risultati sorprendenti in quell’edizione, ma gli appassionati erano abbastanza abituati. Senza andare troppo indietro a Seul ’88 quando Vincenzo Nardiello fu letteralmente derubato, o a Los Angeles ’84 quando capitò la stessa cosa ad Angelo Musone, anche a Londra 2012 alcuni “giudizi” lasciarono sbigottiti come quello della finale tra Roberto Cammarelle e Anthony Joshua con l’inglese che portò a casa la medaglia d’oro. A Rio de Janeiro è ancora negli occhi degli appassionati il match tra Clemente Russo e il russo Tishchenko, col pugile di Marcianise imbufalito dopo essere sceso dal ring. “Avevo vinto” esclamò, “anche chi non capisce di pugilato ha visto che a vincere sarei dovuto essere io”. Parole che a distanza di cinque anni tornano alla mente e fanno riflettere. Quel quarto di finale valeva la medaglia olimpica e per Russo sarebbe stata la terza consecutiva dopo Pechino e Londra. Per ora si tratta solo di indagini, ma finalmente qualcosa si muove anche nel mondo del pugilato. L’arte nobile ha rischiato seriamente di restare fuori dai giochi e, se queste situazioni non verranno chiarite e risolte completamente, non è escluso che a Parigi o Los Angeles il quadrato magico potrebbe realmente uscire dalle specialità Olimpiche.