Il male del secolo ha portato via una delle colonne portanti del caseificio “Luise”, fondato dal papà Antonio nel 1940, che per ubicazione e obbligatorietà di passaggio in direzione Roma, ha rappresentato un volano per l'economia campana, divenendo abituale punto di sosta per personaggi dello spettacolo, capi di stato e calciatori. Il “re dei latticini” è stato amico di Antonio De Curtis (in arte Totò), Eduardo e Peppino De Filippo, del calciatore Diego Armando Maradona, che hanno condiviso con lui momenti straordinari, fatti di quei sorrisi che sapeva regalare anche nelle difficoltà. Salvatore Luise è stato anche costruttore e fondatore di “Radio Volturno”, da lui ideata e diretta.
LA LETTERA
Toccante la lettera intitolata “Il mio più grande amore”, scritta dal figlio Antonio Luise, titolare dell'omonima agenzia immobiliare ubicata nel centro di Baia Verde, in Castel Volturno:
“Papà. Che bello pronunciare queste quattro lettere. Mi fanno sentire pieno, pieno di te. Caro papà, dopo questo pensiero sulla bellezza della parola che identifica la tua persona, voglio scriverti delle cose. Anche se tutte le parole del mondo non bastano per descrivere l’amore immenso che nutro per te e, soprattutto, non riescono ad esprimere il nostro rapporto, io voglio provarci. Tu sei e sarai per sempre il mio punto di riferimento, la mia roccia; qualcosa di indescrivibile che solo io e te sappiamo. Solo i nostri sguardi, la nostra complicità è in grado, con il silenzio che la caratterizza, di comprenderlo. È sempre stato così, sin da quando ero solo un bambino. Ti ho sempre visto come il mio eroe, qualcuno che stesse sempre lì pronto a difendermi dal mondo, con la sua forza e dolcezza. Ho sempre detto che tu per me sei un leone e oggi più che mai posso confermare questa definizione. Il male che ti ha colpito, giorno dopo giorno, momento dopo momento e attimo dopo attimo, ha tentato di distruggerti, di distruggere la tua grinta e tenacia, ma tu gliel’hai sempre impedito pronunciando quelle parole che, anche se mi stringevano il cuore, mi facevano sempre più capire quanto tu fossi grande. 'Io sto benissimo', ecco la frase che hai costantemente pronunciato. A te, a te che sei un uragano, un creativo, un arrestabile arcobaleno, questa malattia non ti ha mai fatto paura. Hai trovato il buono in ogni cosa, hai pensato che se questo male fosse un unificatore per quelle situazioni che spesso allontano le famiglie, allora era giusto accettarlo. Questa è la tua bontà, il tuo andare oltre ogni cosa. Ti ho sempre paragonato anche ad un pane caldo, che così semplice e buono, è l’indispensabile per ognuno di noi. Tu proprio come questo pane, sei l’elemento indispensabile per la mia vita. E ora le lacrime bagnano solo il mio volto, gocce di vita che vorrei donare a te, per averti sempre qui con noi. Le note di quella canzone, “maledetta primavera” che tanto ti piaceva perché ti fecero ballare un ballo eterno con mia madre, ti accompagneranno per sempre ed io non so se riuscirò ancora ad ascoltarle. La nostra è stata una vita folle, insieme, fatta di cose e momenti che ancora solo noi, porteremo per sempre nel cuore. Mi hai insegnato che nella vita esiste il sacrificio, il bene, l’altruismo e più di tutto l’amore. Mi hai insegnato che non bisogna arrendersi mai, anche se sai, ora è così difficile per me andare avanti, così difficile pensare di non stringere le tue mani e sentire quel calore, che solo tu sei in grado di trasmettermi, invadermi per tutto il corpo, e anche se sono un uomo adulto, in grado di farmi sentire al sicuro. Mi hai insegnato che esistono valori che non possono esser comprati. Mi hai insegnato che bisogna donare il tempo a tutti, soprattutto alla famiglia che è il bene più caro che abbiamo. Mi hai insegnato che bisogna aver fiducia in sé stessi, bisogna saper tendere la mano. Mi hai insegnato il lavoro, la dedizione alle cose e alle nostre passioni e a credere nei propri sogni, nonostante le difficoltà che essi portano con sé. Mi hai insegnato a non arrendermi mai. Ma più di tutto mi hai insegnato la bellezza, un elemento che continua a farci vedere la vita come un bicchiere sempre mezzo pieno e mai mezzo vuoto. Sai che non ti deluderò e anche se il dolore è struggente, anche se il cuore sembra spezzarsi il mille pezzi, io ti sarò sempre vicino. Tu sei il mio specchio, dove mi rifletto e continuerò a farlo, perché so che non mi abbandonerai mai. Mi guarderò sulla spalla e quella pacca che mi hai sempre dato come conforto, ora sarà la tua ala che come angelo mi guiderà per tutta la vita. Io posso solo ringraziarti. Ti ringrazio per la vita meravigliosa che mi hai donato e per quella che continuerai a donarmi. Questo flusso di parole, magari prive di senso logico e continuativo, sono tutte le emozioni che provo per te. Vorrei poter raccontare ogni cosa, ogni singolo momento, ma ne sono così tanti… e perdonami se non riesco a dire tutto, ma quell’ insopportabile nodo continua a stringermi alla gola e si scioglie in un pianto di cui tu, per la prima volta, non ne saresti tanto orgoglioso. Non vorresti vedermi soffrire, non hai mai sopportato vedermi stare male. Hai sempre voluto, con tutto te stesso, la mia felicità e hai fatto sempre di tutto per donarmela. A chi telefonerò, per primo, per comunicare le mie vittorie? Le mie sconfitte? A chi racconterò, per primo. tutti i miei segreti? A chi abbraccerò con la stessa intensità con la quale abbraccio te? Beh, a nessuno, ma basterà guardarmi allo specchio per ritrovarti. Sono così simile a te, io, così cocciuto, così inarrestabile, così deciso e determinato, che solo come te potevo essere. Eppure quanto ancora ho da imparare da te, quanto ancora vorrei rassomigliarti. Forse non lo sarò mai o forse, con la tua forza, lo diventerò. Questo non posso saperlo ora, la lacerazione che provo e anche la rabbia, non mi consentono di pensarci. So solo che ci proverò con tutto me stesso ad esserlo: ad essere uomo e padre come te. Non voglio ricordarti come ti ho visto negli ultimi tempi, per me sarai sempre quell’uomo radioso, tutto ben vestito e felice come quando nacqui e su tutti i giornali, per l’immensa gioia che provasti, facesti parlare di me. I miei occhi sono i tuoi, il mio sorriso è il tuo, il mio cuore è il tuo. E la mia anima, be’ la mia anima sarà per sempre legata alla tua. Ricorderò di quando guidavo con te, continueremo a guidare insieme. Non ti vedrò, ma ti sentirò così forte che sembrerà come averti dentro me. Tutto mi ricorderà te. Il vuoto sarà incolmabile, ma ti prometto una cosa: io continuerò a farti vivere, attraverso le mie parole, i miei racconti alle persone. Tutti devono sapere chi sei stato. Dammi la forza di sopportare questo dolore, fallo per le tue amate nipotine e per tua moglie e tua figlia Giusy, la cosa più bella che hai sempre detto di aver visto e conosciuto. Dicono che l’amore sia qualcosa che somigli alla visceralità ed è proprio così. Ora la tua assenza porterà via, per sempre, anche una parte di me. Sei il mio amore più grande e ti amo, ti amo immensamente. Con un filo di voce ti chiamerò ancora, papà”.
UN PAESE IN LACRIME
Migliaia i messaggi di affetto e vicinanza alla famiglia. Grande la commozione per chi l'ha conosciuto, come Cesare Diana, che ha commentato: “Una persona di gran cuore e coraggio, che ha sempre lottato per la famiglia e per i figli. Non si è arreso nemmeno in questo caso, affrontando la malattia come un leone. Ci lascia un vuoto incolmabile ed un ricordo che mai il tempo sbiadirà. Ciao Salvatore”. Qualcuno ricorda particolari aneddoti: “Non dimenticherò mai quella sera che mi hai preso per mano e mi hai accompagnato dal mio idolo. Quante risate. Un grande uomo, una persona meravigliosa”. “E’ stato l’uomo che ha reso palpabile il significato della parola stima - si legge nei commenti alla notizia -. Indimenticabile come la pagina di storia che descrive il senso dell’umanità”. E ancora: “Una brava persona, pronta ad aiutare tutti, anche me. Lo porterò sempre nei miei pensieri”.