Sono tornati in servizio sei agenti della polizia penitenziaria imputati nel processo per i pestaggi avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere nell’aprile del 2020.
Si tratta dei due dirigenti rispettivamente capo e vice della polizia penitenziaria dell’istituto penale, di due ispettori e di due assistenti capo. Soddisfatto il sindacato Uspp visto che il provvedimento di sospensione era stato «eccessivamente penalizzante visto che sono passati quattro anni e mezzo dai fatti contestati e che lo stipendio, con la sospensione che dura dal giugno del 2021, si è ridotto con disagi economici per le famiglie».
Il sindacato aveva più volte sollecitato il ministero e il Dap perché provvedessero al reintegro degli agenti sospesi. Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio, rispettivamente presidente nazionale e segretario campano dell’Uspp, spiegano di avere scritto «più volte sulla inutilità di un provvedimento eccessivamente penalizzante, certi che gli esiti del mega processo in atto potranno essere meno rilevanti per la maggior parte degli agenti coinvolti.
E, finalmente, proprio dopo il nostro ennesimo sollecito a revocare la misura della sospensione, grazie alla determinazione del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, è arrivata la riammissione in servizio di altri sei colleghi».
I due esponenti dell’Uspp auspicano «che anche gli altri sospesi vengono riammessi. C’è la necessità di decongestionare il carcere di Santa Maria Capua Vetere perché il sovraffollamento ha raggiunto limiti insostenibili. Il uttto tenendo conto che nella pianta organica mancano ancora 70 agenti ma nonostante ciò la polizia penitenziaria riesce comunque a mantenere l’ordine».