È partita da Piazza Villa a Casal di Principe (Caserta) la colorata e chiassosa marcia degli studenti per il trentennale dell'uccisione di don Peppe Diana. Il corteo sfilerà per le strette strade cittadine, con un passaggio ormai tradizionale - fatto anche dagli scout nella marcia di domenica 17 marzo - sotto la casa di don Peppe, dove fino a qualche anno fa si affacciava mamma Iolanda (è morta nel gennaio 2020), e arrivo previsto nel piazzale del Cimitero, dove si terrà la manifestazione finale; verrà data lettura dei nomi delle vittime innocenti della criminalità organizzata, e poi don Luigi Ciotti concluderà la giornata.
«Per noi è già Santo»
"Ci sono sempre stato, anche quando c'erano 4 gatti e sentivo negli interventi in passato che non si riusciva a pronunciare la parola camorra. Diventavano cerimonie molto sterili e noi non abbiamo bisogno di cerimonie. Negli ultimi anni ci sono stati momenti molto più attenti e molto più forti, che ci ricordano che dobbiamo avere anche noi il coraggio di usare delle parole. Non dobbiamo dimenticarci che nonostante le cose belle, importanti, positive, che si sono fatte in questi anni, la presenza seppur in forme diverse delle mafie è molto forte nel nostro Paese".
Così don Luigi Ciotti risponde ai giornalisti a Casal di Principe nella giornata del trentennale dall'omicidio avvenuto per mano della camorra nel 1994 di don Peppe Diana. "Sparano di meno, sono meno appariscenti - dice - ma hanno trovato nuove forme sono globalizzati, usano le tecnologie e agiscono ad alti livelli. Il problema e' che siccome ci sono stati notevoli cambiamenti, sta crescendo la percezione che vede la gran parte delle persone pensare che si passa dal crimine organizzato mafioso al crimine normalizzato, invece le mafie non sono una delle tante cose; la mafia c'è, è presente in forme e modi diversi. Ci vuole una risposta collettiva alla peste mafiosa e alla peste corruttiva".
"Abbiamo tagliato in questi anni la malaerba in superficie - continua don Ciotti - ci si e' occupati di sintomi, un grande lavoro lavoro di magistratura e forze di polizia, ma bisogna estirpare il male alla radice e per farlo c'e' bisogno di politiche sociali che vuol dire opportunita' che si danno alle persone e se la politica non fa queste politiche non è politica ma è un'altra cosa. Mi auguro che si arrivi alla beatificazione di don Peppe, perché il martirio è davanti agli occhi di tutti, la sua capacita' di dire parole coraggiose e di denuncia, ma anche di fare proposte e azioni partendo dalla parola di Dio; nella nostra mente e nei nostri cuori don Peppino è già santo".
La partecipazione di agricoltori e allevatori
Sono presenti anche gli agricoltori e gli allevatori bufalini alla marcia per il trentennale dell'uccisione di don Peppe Diana, a cui partecipano soprattutto studenti. Si tratta degli "imprenditori della terra" aderenti all'associazione Altragricoltura, che è parte del comitato di gestione delle iniziative per il trentennale insieme al Comitato Don Diana ed alla NCO, oltre ad animare le recenti battaglie di allevatori e agricoltori. Nel piazzale del cimitero è presente uno stand di Altragricoltura che distribuisce prodotti tipici del Casertano come il vino, le mozzarelle e la frutta, insieme ad un volantino che ricorda come la lotta di chi lavora la terra è, anche, lotta per la giustizia sociale, per una società senza guerre e senza mafie. Presenti anche stand di Coldiretti.
"Grazie Don Peppe, noi ci crediamo e continuiamo, per la terra, la giustizia e la pace" si legge nel volantino di Altragricoltura. Gli allevatori bufalini da due anni si battono contro il piano della Regione Campania per l'eradicazione di brucellosi e tbc bufaline, e hanno proprio a Casal di Principe la propria base operativa; come gli agricoltori chiedono inoltre un sistema di rapporti con la grande distribuzione più giusto ed equilibrato, che premi i sacrifici fatti per lavorare la terra.
"Come Don Peppe Diana - dice Adriano Noviello, allevatore della zona e leader della protesta nell'ambito del Coordinamento per la salvezza del patrimonio Bufalino - anche noi siamo figli di questa terra, e conosciamo bene le prevaricazioni della camorra, che all'inizio era soprattutto una camorra agricola; basta pensare ai tanti boss che avevano le aziende agricole e di allevamento. Da tempo combattiamo per salvare il nostro comparto da chi vorrebbe solo guadagnare a scapito delle aziende. E Don Diana sono sicuro ci avrebbe sostenuto in queste battaglie per la difesa della terra".
Delegazione dalla Francia
Dalla Francia a Casal di Principe (Caserta) per conoscere "le buone prassi sul riuso dei beni confiscati alla camorra". Sono una trentina le persone, tra giornalisti, volontari di due Collettivi Antimafia, familiari di vittime della criminalità organizzata - otto vittime dei clan marsigliesi del narcotraffico e una della criminalità organizzata della Corsica più un ex sindaco di un comune corso minacciato - che sono oggi alla marcia per il trentennale dell'uccisione del prete e che da giorni, guidati da Fabrice Rizzoli, docente di Geografia del crimine organizzato alla Scuola di alta formazione sugli studi e le politiche internazionali francese "Heip", sono a Casal di Principe per "imparare" le pratiche sul riuso ma anche quelle relative alla tutela delle vittime innocenti della criminalità organizzata.
"La nostra presenza qui a Casal di Principe - spiega Rizzoli - è per dimostrare che come si è creato in Italia un movimento di persone è un ordinamento antimafia, si può fare anche in Francia. Perché da noi - spiega Rizzoli, di origini italiane - solo dal 2021 abbiamo una legge sul riuso, ed al momento sono cinque i beni confiscati e riutilizzati in Francia mentre manca completamente un concetto normativo di vittime innocenti"; per cui se in Italia c'è il problema di alcune vittime innocenti non riconosciute per via di norme restrittive come quelle sul quarto grado di parentela, "in Francia il problema del riconoscimento non si pone neanche alla radice" osserva Rizzoli, fondatore dell'associazione Crim'Halt, che in Francia ha lottato tanto per far approvare la legge sul riuso sociale dei beni confiscati, e ancora combatte per far acquisire una maggiore coscienza antimafia ai suoi connazionali, specie per quanto riguarda le vittime innocenti. Da anni inoltre Fabrice porta in Italia i suoi connazionali con l'Erasmus Plus.
"Soprattutto a Marsiglia - aggiunge - ci sono tante vittime innocenti, anche donne, che non vengono in alcun modo considerate".