Sembra davvero inarrestabile la scia di violenza che ormai da settimane si verifica nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Il sindacato autonomo polizia penitenziaria comunica infatti l’ultimo grave episodio violento, che ha visto suo malgrado coinvolto un ispettore del corpo.
Come spiega il segretario sindacale Sappe del carcere sammaritano Vincenzo Berrini: "Un detenuto italiano, con problematiche psichiatriche, ha aggredito un ispettore della polizia penitenziaria nel reparto Nilo: il poliziotto è attualmente in cura e in attesa di prognosi all'ospedale. Il detenuto lo ha colpito proditoriamente con un pugno alla testa, causandogli anche una copiosa uscita di sangue dal naso.
Vergogna! E’ questo l’unico termine che ormai si può utilizzare rispetto all’inerzia di coloro che dovrebbero avere il dovere di tutelare l’incolumità i poliziotti penitenziari”.
“Non passa giorno senza che non si verifichino aggressioni nei confronti della polizia penitenziaria che presta servizio nelle carceri per adulti e minori della Nazione, ed in quello di Santa Maria Capua Vetere in particolare: siamo sconcertati per l’assenza di concreti ed efficaci provvedimenti verso coloro che si rendono responsabili di queste inaccettabili violenze, determinando quasi un effetto emulazione per gli altri ristretti violenti.
Aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno.
Solidarietà e vicinanza del Sappe a tutta la polizia penitenziaria”, aggiunge Donato Capece segretario generale del Sappe. Impietosa la sua denuncia: “Così non si può andare avanti! Le colleghe ed i colleghi di Santa Maria Capua Vetere non sentono vicini a loro le istituzioni penitenziarie, che sembrano sottovalutare la gravità della situazione.
Servono, e il Sappe torna a sollecitarli ulteriormente, provvedimenti concreti ed urgenti per fronteggiare la grave situazione che sta contraddistinguendo negativamente la casa circondariale.
Servono fatti, non chiacchiere! Tutti i giorni i poliziotti penitenziari devono fare i conti con le criticità e le problematiche che rendono sempre più difficoltoso lavorare nella prima linea delle sezioni delle detentive delle carceri, per adulti e minori. Mi riferisco alla necessità di avere, a propria tutela, nuovi strumenti di operatività come il taser, kit anti-aggressioni, guanti antitaglio, telecamere portatili, per altro promessi da mesi dai vertici ministeriali ma di cui in periferia non c’è traccia alcuna."