“L’iniziativa assunta dal personale penitenziario di Santa Maria Capua Vetere del reparto “Nilo”, reparto noto per gli eventi del 6 aprile 2020, che ha deciso l’ “autoconsegna”, assume un significato che va oltre i problemi del personale del carcere casertano e rappresenta un segnale importante della volontà di tutela della dignità di tutto il Corpo che subisce da una parte gli effetti del disinteresse di politica ed istituzioni e dall’altro un attacco ai diritti fondamentali di ciascun lavoratore”.
Così il segretario generale del sindacato polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo che è stato a Santa Maria Capua Vetere ad esprimere il pieno sostegno del sindacato.
“Quando la protesta come questa dei colleghi dell’istituto casertano si svolge nel pieno rispetto della legge e quindi senza creare alcun problema per l’attività istituzionale – dice Di Giacomo – merita la condivisione, il sostegno e l’attenzione in primo luogo del sindacato, chiamato a fare una riflessione ed un’autocritica sul modo di svolgere la rappresentanza del personale. È evidente – ce lo chiedono i colleghi – che il sindacato deve cambiare ed essere più incisivo.
La protesta ha radici profonde che si sono ramificate negli eventi del 2020 e tocca problematiche sullo svolgimento del lavoro da parte dei servitori dello Stato - a partire dalla nota carenza di personale, strumentazioni, mezzi - che negli anni si sono incancrenite.
Questi agenti innanzitutto vogliono liberarsi del cliché cucito addosso alla divisa di “torturatori seriali” di detenuti e rivendicano il riconoscimento di diritti loro negati. Da qualche tempo la remissione in servizio di agenti sospesi sino alla recente decisione di ulteriori 16 agenti sta aprendo un importante e nuovo scenario che noi ci auguriamo arrivi il più rapidamente possibile ai protocolli operativi e alla revisione del reato di tortura.
Il nostro auspicio - sottolinea Di Giacomo - è che dalla pacifica protesta di Santa Maria parta un’azione di mobilitazione altrettanto pacifica ed efficace in tutte le carceri per rimettere al centro dell’attenzione del Paese l’urgenza che abbiamo riassunto nello slogan “Salviamo la Polizia Penitenziaria” per invertire la rotta di politica, Governo, istituzioni assenti su questi problemi”.
Da qui l’appello al personale penitenziario: “è arrivata l'ora che ognuno di noi partecipi attivamente per cambiare l'attuale disastro carcerario e per ridare dignità al nostro lavo