"È il terzo suicidio in Campania dall'inizio dell'anno, in Italia si è arrivati a 45. Ci potremmo domandare il perché il detenuto Sossio di 50 anni ha deciso di togliersi la vita in un carcere piccolo di dimensioni, in una cella singola. Qui era arrivato il 9 luglio da Poggioreale". Così Samuele Ciambriello, garante campano dei diritti delle persone sottoposte a misura restrittiva della libertà personale, commenta il suicidio nel carcere di Arienzo avvenuto stanotte. La salma, posta sotto sequestro, su disposizione dell'autorità giudiziaria è stata oggi trasportata all'obitorio dell'ospedale di Caserta, dove lunedì prossimo avverrà l'autopsia. "Ci potremmo fermare alle responsabilità di singoli o responsabilità collettive, ma - riflette Ciambriello - occorre andare oltre. Il carcere, luogo senza senso e a volte senza elementi relazionali per riprendersi la vita, subisce i rumori populisti delle persone e il populismo politico, alla rincorsa del consenso. E se ci aggiungiamo che non sono evidenti nemmeno i timidissimi provvedimenti deflattivi disposti dal governo, allora la frittata è fatta".
In Italia, oltre ai suicidi, dall'inizio dell'anno sono 79 i decessi all'interno delle carceri; 8 di questi sono avvenuti in Campania e le cause di due di questi sono ancora in corso di accertamento. "Proprio ad Arienzo, insieme alla garante della provincia di Caserta, Emanuela Belcuore, abbiamo potuto apprezzare buone prassi trattamentali sia all'interno dell'Istituto che all'esterno, attraverso la possibilità di lavoro per i detenuti. Noi garanti - ancora Ciambriello - volgiamo la nostra azione non solo per denunziare quello che non va, le compressioni dei diritti e delle garanzie dei detenuti, ma incoraggiamo e a volte promuoviamo azioni di prevenzione, progetti di solidarietà, di inclusione sociale per una pena costituzionalmente orientata e per un carcere dove tutti i presenti, compresa la polizia penitenziaria, le direzioni, gli operatori socio-sanitari e i volontari si sentano uniti da un patto di responsabilità".