Cinghiali, Oipa: "No alla risoluzione del problema nel sangue, serve altro"

"Un problema che andrebbe affrontato in maniera scientifica e non sull’onda dell’emotività"

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Cinghiali. Oipa: "Valuteremo la possibilità di impugnare provvedimenti che ne deregolamentino la caccia"

Caserta.  

Per pochi casi di peste suina e per le incursioni di cinghiali in alcuni abitati, dovute ad attività antropiche (per esempio il non corretto smaltimento dei rifiuti), si vogliono armare i cacciatori e risolvere nel sangue un problema che andrebbe affrontato in maniera scientifica e non sull’onda dell’emotività. Così l’organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) dopo aver appreso che il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, vorrebbe il prolungamento dell’attività venatoria da tre a cinque mesi e far rideterminare le quote alle Regioni.

«Non riteniamo sia corretto prendere decisioni senza ascoltare le associazioni protezionistiche e, soprattutto, i ricercatori che da tempo affermano come la caccia al cinghiale moltiplichi gli esemplari della specie», dichiara il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto, che proprio oggi ha inviato un’istanza di audizione al commissario Ferrari, oltre che alla Regione Lazio e al Comune di Roma.

L’Oipa valuterà la possibilità d’impugnare provvedimenti che deregolamentino la caccia al cinghiale e ricorda che, secondo un parere chiesto agli esperti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa),  “la caccia non è uno strumento efficace per ridurre le dimensioni della popolazione di cinghiali selvatici in Europa”.

«Ripetiamo: la questione va in maniera scientifica. Un serio piano di sorveglianza e prevenzione si può attuare non armando i “selettori”, persino deregolamentando l’attività dei cacciatori, ma con un monitoraggio sanitario degli animali morti che si trovino nel territorio nazionale», continua Comparotto. «Studi scientifici affermano che agli abbattimenti segue un aumento delle cucciolate».