Renato Natale, sindaco di Casal di Principe, rassegna le dimissioni dalla carica di primo cittadino nelle mani del segretario generale dell’ente. Una scelta grave e sofferta che interrompe, almeno per ora, il lungo processo di rinascita e di riscatto della città.
"Le dimissioni, già preannunciate nei giorni scorsi, nascono dall’epilogo della vicenda della demolizione di una casa abusiva; vicenda in cui il sottoscritto, con tutta la sua amministrazione, non ha mai inteso bloccare il doveroso provvedimento della Procura di abbattere un'opera abusiva, ma solo fare di tutto per ridurre il danno psicologico che, nei fatti, hanno già subito 4 minori interessati alla vicenda. Speravamo di avere il tempo per poter assicurare loro una dignitosa alternativa abitativa; ma non ci è stato concesso.
100 giorni! Solo questo chiedevamo! 100 giorni per poter terminare i lavori di ristrutturazione del bene confiscato che avevamo destinato alle due famiglie! Ma la Procura ha detto No! E allora io devo chiedere scusa alle due famiglie per aver fallito in questo tentativo! Devo chiedere scusa ai 4 bambini per non aver saputo difendere adeguatamente il loro diritto a sorridere. Ci abbiamo creduto fino alla fino che potesse tornare la normalità anche in queste vicende! Ma evidentemente non era così!"
La nota del comitato don Peppe Diana ooordinamento provinciale Libera Caserta:
Cosa diremo ai nostri figli quando ci chiederanno perché non abbiamo cercato una soluzione diversa? Cosa risponderemo quando sarà chiaro a tutti che gli abbattimenti indiscriminati non avranno riportato giustizia ma esattamente il contrario senza che il rispetto della legge ne avrà guadagnato? Gli errori devono essere puniti e l'illegalità e l'abusivismo sono da condannare sempre e in modo netto, ma bisogna avere anche il coraggio di ammettere che la demolizione di 1200 immobili solo a Casal di Principe è una
soluzione tecnicamente e praticamente impossibile. Gli illeciti devono essere puniti senza alcuno sconto, ma lo si deve fare pensando ed utilizzando strumenti che possano prevenire l'emergenza sociale garantendo una vita dignitosa alle famiglie indigenti ed evitando che tutti i cittadini, anche quelli non colpevoli, paghino in modo collettivo un prezzo altissimo. Bisogna fare i conti con la realtà compiendo lo sforzo di promuovere progetti di rigenerazione urbana e di housing sociale. E invece continuando in questo
modo, contribuiremo nei fatti a creare un pericoloso vuoto che farà comodo solo alla criminalità organizzata, già pronta ad approfittare dello spazio di sfiducia. Chi non lo comprende è di fatto complice. Tutti gli abusi rilevati non potranno essere abbattuti, ci vorrebbero decenni e milioni e milioni di euro. Si capisca che un ripristino dello stato dei luoghi, è nei fatti molto difficile. Ci saranno autori degli illeciti che vedranno la casa demolita e altri no. E' chiaro che bisogna interrogarsi ora per evitare di battersi inutilmente il petto, domani. E' chiaro che non si possono creare interi territori di sfollati, indebitare a vita le piccole comunità già condannate in passato dalla camorra e dall'assenza dello Stato. Il riscatto cui tutte le forze sociali stanno lavorando da decenni sarebbe irrimediabilmente bloccato. Non ci sarebbero più soldi da spendere per i servizi perché tutti utilizzati per accendere mutui utili agli abbattimenti. Non ci sarebbero più forze perché tutte consumate a tentar di frenare l'onda della rassegnazione. Non ci sarebbero più speranze perché tutte naufragate dinanzi ad anni di battaglie e nemici del risanamento, pur con diversi volti.