Violenza sulle ragazzine, resta in carcere il prete esorcista

La suprema corte conferma la detenzione per Don Michele Barone in carcere per abusi sessuali

Secondo la Procura il sacerdote avrebbe ingenerato nelle vittime la convinzione di essere possedute dal demonio, e le avrebbe sottoposto a trattamenti disumani e lesivi della loro dignità dopo essersi approfittato della loro fiducia

Casapesenna.  

La Cassazione ha confermato la detenzione in carcere per Don Michele Barone, l’ex sacerdote di Casapesenna incriminato dopo le denunce per abusi sessuali e maltrattamenti durante gli esorcismi che avvenivano nella piccola cappella della Madonnella dove il prete riuniva i suoi gruppi di preghiera, sempre molto numerosi.  A suo carico è in corso il processo a porte chiuse nel Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Con un verdetto depositato oggi, i supremi giudici della Corte di Cassazione hanno respinto il ricorso della difesa di Barone contro la misura cautelare degli arresti in cella.

Don Michele, noto frequentatore dei salotti televisivi, oggi non è più un sacerdote perché nel frattempo è stato espulso con decreto firmato da Papa Francesco e ridotto, lo scorso maggio, allo stato laicale. L’ex prete è in prigione da più di un anno e mezzo, fu  arrestato nel febbraio 2018. È accusato di violenza sessuale e lesioni commesse ai danni di tre donne, tra cui una ragazzina di 15 anni, che avrebbero subito gli abusi durante riti di liberazione dal maligno. Barone venne fermato dalla Polizia all’Aeroporto di Napoli Capodichino, insieme ai genitori della minorenne, di ritorno da un viaggio a Cracovia nel febbraio 2018. Furono gli stessi genitori a portare la ragazza dal prete.

Secondo la Procura di Santa Maria Capua Vetere, il sacerdote avrebbe ingenerato nelle vittime la convinzione di essere possedute dal demonio, e le avrebbe sottoposto a trattamenti disumani e lesivi della loro dignità dopo essersi approfittato della loro fiducia. Nel corso dei quotidiani riti di «liberazione e purificazione dell’anima», le vittime – secondo gli inquirenti – sarebbero state violentemente percosse, ingiuriate, minacciate e costrette a subire atti sessuali e pratiche degradanti