I carabinieri della stazione forestale di Marcianise hanno sequestrato tre aziende zootecniche nel territorio casertano di San Tammaro.
I militari hanno eseguito un provvedimento del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Le aziende sono state affidate provvisoriamente ad un amministratore giudiziario. Rinvenuti in totale oltre 1000 capi bufalini tra Lusciano, Gricignano d’Aversa e Caserta.
Le indagini, finalizzate a contrastare l’inquinamento del Canale dei Regi Lagni che si riverbera nel mare Tirreno attraverso la foce dislocata in comune di Castel Volturno, hanno permesso di individuare le tre aziende zootecniche che, in spregio alle normative ambientali, smaltivano illecitamente i reflui prodotti dai loro allevamenti direttamente sui nudi terreni e da questi, per percolazione, ruscellamento e lisciviazione, nei limitrofi canali di scolo affluenti del Canale Apramo, tributario dei Regi Lagni.
Le attività di controllo, svolte insieme al personale dell’Arpac di Caserta, hanno permesso di stabilire che la condotta tenuta dai responsabili delle tre aziende, dislocate tutte in località “Selvetelle”, in un raggio di circa 500 metri, per effetto dei reiterati e perduranti smaltimenti illeciti di liquami zootecnici e delle acque reflue di lavaggio dei macchinari, ha comportato un deterioramento significativo e misurabile della porzione estesa di suolo e delle acque del Canale Apramo, integrando in tal modo il delitto di inquinamento ambientale. Quest’ultima ipotesi delittuosa è punita severamente con la pena fino a sei anni di reclusione e con la multa fino a 100mila euro, la quale, per la prima volta in Italia, a quanto risulta dai repertori di giurisprudenza, viene contestata e riconosciuta in relazione alla illecita gestione dei reflui zootecnici che fino ad oggi erano perseguite con un’ipotesi di reato contravvenzionale molto più blanda, prevedente una pena molto più tenue. Per questa ipotesi delittuosa, inoltre, è previsto un periodo di prescrizione del procedimento penale molto più lungo.
I titolari delle aziende zootecniche, oltre ad essere sottoposti ad indagini, in concorso tra loro, per il delitto di inquinamento ambientale, con condotta reiterata e perdurante, sono anche indagati per il reato di gestione illecita dei rifiuti speciali costituiti dai reflui zootecnici e dalle acque reflue di lavaggio dei macchinari prodotti dai rispettivi allevamenti sul nudo terreno e nei limitrofi canali in assenza delle prescritte autorizzazioni. L’amministratore giudiziario individuato e nominato dalla Procura dovrà garantire l’osservanza delle norme in tema di gestione dei liquami prodotti dai capi bufalini allevati nelle aziende, fino al corretto adempimento delle prescrizioni previste dalla legge.