La comparazione del Dna con tutti gli indagati e la valutazione di due piste escluse in passato. Dopo 15 anni potrebbe arrivare ad una svolta il caso di Romina Del Gaudio, la giovane promoter di Napoli scomparsa ad Aversa il 4 giugno del 2004 e ritrovata morta quattro mesi più tardi in un bosco a Carditello. A decidere di riaprire il caso potrebbe essere il sostituto procuratore Gerardina Cozzolino del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Sulla sua scrivania, infatti, è arrivato un fascicolo redatto da un investigatore privato ingaggiato dalla famiglia della ragazza, in particolare dallo zio Ciro Gallo dopo la morte della mamma di Romina, Grazia, che per anni si è battuta come un leone per arrivare a scoprire cosa fosse accaduto alla figlia. In particolare, l’investigatore ha battuto piste escluse in passato. In primis, ha rintracciato il titolare di quella tessera di una piscina ritrovata vicino ai resti del corpo di Romina. Ma ha anche rintracciato i due uomini seduti in auto nei pressi del Parco Pozzi di Aversa il pomeriggio della scomparsa della ragazza. All’epoca, infatti, arrivò una segnalazione che indicava Romina seduta su una panchina del Parco Pozzi mentre discuteva animatamente con due uomini in macchina. Ma non solo. C’è la lettera anonima che indicò il numero di targa dell’auto sulla quale Romina sarebbe stata attirata e quell’auto risultò essere intestata ad un uomo della stessa età di quello indicato nella lettera. La richiesta dei familiari, dunque, è quella di valutare questi elementi e soprattutto la possibilità di comparare il Dna ritrovato sugli slip della ragazza con alcune persone già indagate all’epoca. La famiglia, dunque, insieme al legale rappresentante, Francesco Stefani, attendono ora la decisione del pubblico ministero.
Romina Del Gaudio, il nome del killer dall'esame del Dna
All'esame del pm, le piste battute da un investigatore privato che all'epoca furono tralasciate
Santa Maria Capua Vetere.