Il centro storico di Dragoni è vuoto. Non c'è umanità. Da ieri ha un fantasma in più, quello di Maria Tino, 49 anni, freddata con tre colpi di pistola dall'uomo che le aveva promesso di salvarla. Su una panchina di legno di piazza Municipio le ultime cose che ha visto la donna sono stati due occhi vitrei e una canna di pistola. Tre lampi. Precisi. Due alle testa, uno al petto. Come si fa con i boss quando non gli si deve lasciare scampo. Lui, l'assassino, Massimo Bianchi, a 61 anni suonati ha pensato esattamente le stesse cose che avevano armato con un coltello la mano dell'ex marito di Maria. Al culmine dell'ennesimo litigio in casa, lei gli aveva comunicato l'intenzione di lasciarlo perché stanca delle sue continue violenze. "Meglio morta che con un altro" e giù, una dietro l'altra, 25 coltellate. Agghiacciante soltanto contarle. Mesi di ospedale, ma Maria ce l'aveva fatta. La sfortuna s'era illusa d'averla lasciata alle spalle e il piccolo appartamentino nel centro storico di Dragoni era sembrato un paradiso. Massimo Bianchi le aveva promesso una vita diversa, per lei e per i suoi due figli, Pietro e Conny Ruggiero, rispettivamente 24 e 20 anni. Maria di lui s'era fidata. E della violenza contro le donne aveva fatto una battaglia personale, aderendo alle campagne di "ActionAid" contro i femminicidi. Ci aveva messo la faccia e il cuore. Ma niente. Il destino certe volte si diverte. Ancora la gelosia, ancora le botte.
Federico Festa