Liberamente, e con diverse licenze, adattata alla storia di Roberto Mancini, in questi giorni su Rai Uno è in onda la fiction "Io non mi arrendo". Beppe Fiorello interpreta il poliziotto eroe Roberto Mancini (nella fiction il nome e il nome dei comuni interessati cambiani), tra i primi a indagare sullo sversamento illecito di rifiuti nella Terra dei Fuochi. Ma chi era davvero Mancini? Un poliziotto, morto nel 2014 proprio per la prolungata esposizione e per il contatto con le sostanze tossiche su cui indagava, quelle sversate nei campi e nelle cave della Terra dei Fuochi. Mancini non era campano, era Romano, ma nei primi anni '90, cominciò ad annusare che in quella zona tra le province di Caserta e Napoli qualcosa non andava. Nel 1996 consegnò un'informativa alla Procura, in cui spiegava tutti i dettagli del traffico illecito di rifiuti. Restò lettera morta...venne presa in considerazione soltanto nel 2011. In quelle carte c'era tutto: rapporti con la camorra, nomi, persone coinvolte, aziende coinvolte. Ma per 14 anni quelle carte restano in un cassetto, fino a quando le scopre il Pm Alessandro Milita che la mette agli atti del processo per disastro ambientale e inquinamento delle falde acquifere. Ma Mancini in quegli anni non si ferma: dal 1997 collaborò con la commissione d'indagine della Camera, eseguendo decine d’ispezioni e sopralluoghi in discariche di rifiuti tossici nocivi e in siti di stoccaggio di materiali radioattivi. È proprio in questo periodo che Mancini si ammala di Linfoma non-Hodgkin. Gli venne certificata la malattia per cause di servizio...con un indennizzo di 5000 euro. Mancini morì all'ospedale di Perugia nel 2014.