Una delegazione del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe, il primo e più rappresentativo del corpo, ha incontrato oggi il capo del Dap Carlo Renoldi in occasione della visita istituzionale nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.
I dirigenti del Sappe, guidati dal vice segretario regionale per la Campania e dal segretario provinciale di Caserta in servizio a Santa Maria Capua Vetere, hanno rappresentato le difficili condizioni di lavoro in cui versano i poliziotti penitenziari anche per l’inadeguatezza della pianta organica dell’Istituto che non è più rispondente all’effettiva operatività dei baschi azzurri.
Rispetto ai 470 poliziotti previsti con il decreto ministeriale 29 novembre 2017, ve ne sono in realtà in servizio 384, sessanta dei quali assegnati al nucleo traduzioni e piantonamenti: altro dato oggettivo critico è l’età anagrafica e di servizio delle unità in servizio. Il 15% degli operatori, ossia circa 64 unità, ha superato i 30 anni di servizio e, fra questi, ben 91 unità hanno superato i 33 anni di contribuzione effettiva. Inoltre, 12 operatori accederanno entro la fine del 2022 al trattamento di quiescenza.
Il Sappe ha quindi sollecitato il Capo Dap a disporre nuove assegnazioni per il reparto di Polizia del carcere sammaritano ed a rivedere la gestione dei dirigenti del corpo, chiedendo altresì la conclusione immediata della procedura di interpello indetta per il comando del carcere di Santa Maria Capua Vetere. Altra nota dolente è la continua riproposizione di eventi critici -aggressioni, atti di autolesionismo, tentati suicidi, colluttazioni e risse - in carcere che vedono sempre più coinvolti gli uomini e le donne appartenenti al corpo di polizia penitenziaria. Il Sappe ha quindi chiesto al capo Dap di prendere con urgenza provvedimenti per gli uomini e le donne della polizia penitenziaria che ogni giorno sono le vittime di aggressioni, umiliazioni, improperi, ferimenti, risse e colluttazioni da parte della frangia violenta dei detenuti.
Il sindacato ha infine evidenziato le criticità e le problematiche connesse alla mancanza di allaccio di acqua potabile, che spesso solleva le proteste dei detenuti, ed il ricovero in ospedale dei ristretti. A causa infatti della notevole distanza, circa 50 chilometri, che intercorre tra l’ospedale ove vengono ricoverati i detenuti, il San Rocco di Sessa Aurunca, e il carcere di Santa Maria Capua Vetere, il personale impiegato in piantonamenti e/o traduzioni in ambito sanitario è spesso costretto a svolgere finanche dodici ore di lavoro giornaliere, vista la mancanza di personale.