E' un problema più grande di quel che sembrava quel focolaio mondragonese: per numeri e soprattutto per caratteristiche. I numeri: i casi sono ormai arrivati a 25. Tanto, troppi rispetto agli ultimi mesi in cui i bollettini variavano tra pochissime o nessuna unità positiva al covid in 24 ore. Quei 25 casi sono un problema, perché naturalmente vuol dire che la soglia di guardia va allargata da quei 25 a tutte le persone che con questi hanno avuto contatti negli ultimi giorni, centinaia, probabilmente migliaia.
E poi le caratteristiche del focolaio: nei palazzi Cirio, abitati in gran parte da cittadini bulgari. Il paziente zero come si ricorderà è una partoriente, arrivata in ospedale per dare alla luce il suo bimbo e trovata positiva ma totalmente asintomatica.
Poche ore dopo un cittadino bulgaro residente nello stesso stabile è arrivato in ospedale con febbre e problemi respiratori. Da lì è scattato il cordone sanitario e la zona rossa nell'area ex Cirio di Mondragone, con test a tappeto sugli abitanti: per ora 519 i test analizzati, con 25 positivi tra cui anche una italiana, altri 63 i tamponi da analizzare.
E dunque? E dunque il totale dei tamponi effettuati è 582, ma nella zona si stima vivano circa 700 persone, in prevalenza stranieri: ne mancano 100, dove sono?
Scappati per paura di sottoporsi ai test ed essere bloccati in isolamento? E' plausibile. Come è altrettanto plausibile che tra “i fantasmi” della ex Cirio ci sia qualche positivo, sfuggito al cordone sanitario e alla zona rossa.