Ogni giorno, giornali, settimanali, tv, Radio e lettere ai Direttori sono pieni di giudizi su Trump, Putin e Zelensky. Ho sempre pensato che per capire un problema o un personaggio è indispensabile capire la sua storia. A maggior ragione, quando si vogliono prevedere gli eventi e i comportamenti delle persone. Dalla fine delle prima Repubblica, provocata dal populismo e dalla demagogia, che assassinarono la politica basata sugli ideali, i difensori di ideologie sono stati sostituiti da improvvisatori e populisti, che vengono dominati dai poteri economici. Il cambiamento che è avvenuto ha emarginato le ideologie. Cercare di giudicare il mondo geopolitico attuale con gli occhi di quando il mondo era diviso in due blocchi, quello comunista e quello democratico-liberal-capitalista, porta fuoristrada.
I blocchi che si erano combattuti nella seconda guerra mondiale, a causa dal timore di essere sottomessi, con carri armati ai confini, adesso hanno più preoccupazioni economiche, anche se non manca il timore di essere aggrediti militarmente. Con avvenimenti, come l’unione della Germania, l’azione delle NATO, l’evoluzione dell’Oriente, i movimenti del Sudafrica, l’Europa Unita, la formazione del Brics, ecc, negli ultimi tempi, i rapporti tra gli Stati sono influenzati anche dal diverso utilizzo dell’intelligenza artificiale. I confini tra gli Stati sono attraversati più dalle merci, che dalle armi. In questa logica, i Paesi europei hanno l’esigenza di essere uniti e non concorrenziali. E’ propedeutica una conquista concettuale, come capire la tendenza geopolitica ed economica.
Ribadiamo, che la tendenza dell’economia verso il Sud del mondo dovrebbe far capire che il Nostro Paese ha un motivo in più per guardare più verso oriente che verso la Germania. A maggior ragione, il nostro mezzogiorno, che ha un’economia basata su prodotti richiesti dai popoli emergenti, ha l’obbligo di impegnarsi in tale prospettiva. In questi ultimi giorni, responsabili di Enti ed esperti del settore agricolo stanno sollecitando l’impegno della politica in questa direzione. Come irpini, dobbiamo invertire la tendenza che ha fatto abbandonare la coltura di vaste zone del territorio, lasciandola in mano a operatori più speculatori che provocatori di sviluppo. Nel mentre, la politica, gli Enti locali e la classe dirigente si interessavano più delle feste paesane, in modo particolare del Carnevale, che dello sviluppo.
Gli esperti parlano di utilizzare la tecnologia per lo sviluppo dell’agricoltura. Bisogna smetterla con le recriminazioni dorsiane. Speriamo di vedere organizzato un movimento politico efficace, non parolaio né demagogico, per far si che il popolo capisca che, se vuole lo sviluppo del territorio e una prospettiva per i propri figli, deve mobilitarsi e impegnarsi per valorizzare le risorse. Sembra difficile, ma abbiamo esempi che dimostrano che è possibile. Come prima cosa, bisogna abbandonare la mentalità borbonica: feste, farina e forca.