Autonomia, De Luca scrive una lettera ai cittadini del nord

Caro Zaia, io voglio rappresentare non il Sud della lamentazione...

Ieri il Governatore del Veneto aveva ripreso carta e penna per scrivere una seconda lettera al Sud. Oggi La Campania risponde: Pronti alla sfida del rigore, ma serve grande operazione verità. Il 7 marzo De Luca al tavolo con le regioni del nord

Ieri il Governatore del Veneto Luca Zaia ha ripreso carta e penna e, a distanza di un mese, ha scritto una seconda lettera aperta ai cittadini del Sud in cui difende la richiesta di autonomia differenziata, in particolare sui temi della sanità.

«Non posso accettare che il Nord venga accusato di voler uccidere la sanità del Mezzogiorno. Nel dibattito sul tema dell’autonomia differenziata continuo a cogliere l’addensarsi di bugie, falsità, distorsioni più o meno in buona fede, fraintendimenti». Ha affermato il presidente del Veneto.

A distanza di poche ore dalla Campania risponde il Governatore Vincenzo De Luca con una sua lettera aperta ai cittadini del Nord.

De Luca, che è stato convocato per il 7 marzo prossimo a Roma al tavolo del Mnistero per gli affari regionali proprio per discutere dell'autonomia differenziata, dalle colonne del Corriere del Mezzogiorno ha voluto chiarire alcuni punti essenziali di tutta la vicenda.

L'Operazione verità. “Credo che dobbiamo partire da una grande «operazione verità», sul rapporto Nord-Sud, sulla vera distribuzione delle risorse statali – scrive il Governatore della Campania - Ribadisco che si può discutere se si hanno le carte in regola. Io voglio rappresentare non il Sud della lamentazione, del parassitismo, dell’incapacità amministrativa, ma il Sud che accetta senza riserve la sfida dell’efficienza, della correttezza, del rigore spartano. In questo sono più determinato di ogni altro nel combattere le degenerazioni ancora presenti nel Sud (senza generalizzazioni...), perché queste offendono la nostra immagine e ci tolgono credibilità”.

Prima di procedere oltre, aggiunge il Presidente campano, si devono definire i fabbisogni standard e i costi standard. “Non capisco come si possa fare un lavoro serio e ordinato, senza aver acquisito prima, in maniera certa, questi punti”.

Poi la spesa storica che ha fortemente penalizzato il Sud. “Propongo che il fondo perequativo destinato ad aiutare la crescita di servizi al Sud sia gestito con rigore – scrive De Luca - Così per i trasferimenti ai Comuni. Premialità a chi sa utilizzare le risorse; penalità per chi non è capace. I fondi non utilizzati siano riversati sulle realtà virtuose del Nord e del Sud”

La sanità. "Quanti sanno che la Campania riceve la quota più bassa d’Italia nel riparto pro capite del fondo sanitario nazionale? “va bene la rimozione a saldi invariati, dei vincoli di spesa specifici. Ma ipotizzare per i medici una «specializzazione lavoro» alternativa alle scuole di specializzazione; o piani separati per l’uso di farmaci A (equivalenza terapeutica) è preoccupante – aggiunge De Luca - Si prospetta una tendenziale frattura del sistema sanitario tra i diversi territori”.

La Scuola. "Ragioniamo su miglioramenti organizzativi (scuole in zone disagiate...), forme di decentramento e qualificazione. Ma se si ha un personale con retribuzioni differenziate e un’offerta formativa legata alla ricchezza di cui dispone ogni regione, noi sanciamo il declino del Sud, favoriamo nuove forme di migrazione, e perdiamo il principale strumento di costruzione di una coscienza nazionale".

Infine Il capitolo «risorse e autonomia fiscale» è quello più problematico. "Non ci pare accettabile che si leghi la definizione del fabbisogno standard anche al «gettito dei tributi maturati nel territorio regionale» (bozza Bressa). E’ il tema decisivo, su cui davvero si spacca l’Italia".

In conclusione."Mi pare ci siano i presupposti per fare un lavoro serio ma non affrettiamo le cose in maniera irragionevole – scrive ancora De Luca - Abbiamo bisogno gli uni degli altri. Dunque, accendiamo i riflettori per capire la realtà vera dell’Italia, e portare allo scoperto ogni responsabilità. Non ci siano più santuari tutelati dalle bandiere di partito. E coinvolgiamo nel dibattito le autonomie locali, i Comuni che sono la prima cellula viva della nostra democrazia. Un centralismo regionale sarebbe non meno intollerabile del centralismo statale".