Manovra, stangata per il Mezzogiorno: tagli per 1,2 miliardi

Colpito il sud produttivo. Unica novità l'incentivo per i pensionati a trasferirsi al sud

Le reazioni. De Luca: solo lacrime e sangue, investe di più la Regione. Dema: inaccettabile separazione del Paese. Mastella: comuni taglieggiati

La vera novità che riguarda la Campania e le altre regioni meridionali è quella di una tassazione ridotta al 7% sui pensionati stranieri che decidano di venire a risiedere in un piccolo Comune del Sud con meno di 20mila abitanti. Una flat tax che ricalca grosso modo quanto già avviene in Portogallo, solo che lì non si versa nessuna imposta sugli assegni pensionistici percepiti dai non portoghesi. Resta comunque un provvedimento che apre una speranza per tanti territori spopolati soprattutto nelle aree interne di Irpinia, Sannio e Cilento che si sono gradualmente svuotati negli ultimi anni.

Per il resto, come ha sottolineato il governatore Vincenzo De Luca, saranno solo “lacrime e sangue”.

La manovra 2019 prevede infatti una riprogrammazione di cassa del Fondo di sviluppo e coesione, destinato per la quasi totalità agli interventi dello Stato nelle regioni meridionali, per 800 milioni. Non solo. Ci sarà anche un taglio del cofinanziamento nazionale per i fondi stanziati dall’Unione Europea pari a 850 milioni.

In totale una riduzione degli investimenti per il mezzogiorno di circa 1,2 miliardi solo per il 2019. Rispetto alla prima stesura della legge di Bilancio, resta la possibilità per le imprese di accedere alla decontribuzione al 100% sulle nuove assunzioni aggiuntive al Sud, coperta con uno stanziamento di 500 milioni per un biennio. Si tagliano, invece, le risorse per finanziare i crediti d’imposta per gli investimenti nelle aree meridionali. In sostanza si può affermare che ad essere colpito con la mano pesante è il Mezzogiorno produttivo, in seguito ai tagli agli investimenti e ai crediti di imposta.

Per la parte assistenziale invece c'è il reddito di Cittadinanza: anche se rivisto e ridimensionato nelle cifre, dopo l’accordo con Bruxelles, alla fine toccherà circa i due terzi dei cittadini poveri che vivono nelle aree meridionali.

Il governatore Vincenzo De Luca boccia senza appello questa manovra finanziaria: “Abbiamo il blocco delle rivalutazioni delle pensioni sopra i 1.500 euro, abbiamo la sovrattassa automobilistica per le auto di medie dimensioni. E non abbiamo l’ombra di un investimento. Rispetto a questa legge di stabilità – aggiunge il presidente - la Regione investe il doppio di quanto investe lo Stato» ha dichiarato.

Il presidente della Regione Campania critica anche le misure che riguardano la stampa. I suoi rapporti col mondo dei media sono notoriamente conflittuali, ma i tagli previsti al fondo per l'editoria per De Luca sono una vergogna: “Una delle tante contenute in questa legge di bilancio. Sono costretto a esprimere la mia solidarietà perché considero in ogni caso una vergogna comprimere spazi di autonomia per la stampa e di libertà per l’opinione pubblica. Per quello che ci sarà possibile tenteremo come Regione Campania di prendere qualche decisione» ha concluso.

Aspre valutazioni sono arrivate anche dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris che non approva «l’apertura di un cosiddetto cantiere per concedere l’autonomia rafforzata, addirittura nel settore dell’istruzione scolastica a sette Regioni del centro nord: è un errore assai grave perché prefigura la separazione del nostro Paese in modo inaccettabile” dice Dema che a questo punto spinge provocatoriamente per il riconoscimento di Napoli come città autonoma.

Clemente Mastella affida ai social il suo commento: “I comuni italiani da questa manovra del governo escono taglieggiati - ha scritto il sindaco di Benevento - Non potranno intervenire sulle povertà così drammatiche. Altro che reddito di cittadinanza”.