di Pierluigi Melillo
Si vota con l'incognita dell'astensione. Per la verità è da qualche anno che ci si interroga sulla scarsa partecipazione dei cittadini al momento della scelta elettorale. Succede così un po' dovunque in Europa. Alla fine decide solo una minoranza per tutti. Sarà così stavolta anche in Italia?
L'astensionismo. I sondaggi fanno temere che il partito degli astenuti diventi dal 5 marzo il primo partito nel nostro Paese. Ma come dare torto a chi resta a casa? Come non capire la rabbia di quei lavoratori che disperati a Salerno hanno stracciato le tessere elettorali perché hanno perso la speranza?
Il flop della campagna elettorale. Diciamo la verità: la campagna elettorale deludente e carica di veleni certamente non ha aiutato nelle scelte. E ora rischia di favorire la diserzione. Non ci sono stati confronti tra i candidati che si sono tenuti lontani dalle piazze: ai comizi di una volta hanno preferito i social e i messaggi racchiusi in 140 caratteri oppure qualche apparizione solitaria in tv. I tempi cambiano, si dirà. Ed è vero. Ma la delusione c'è tutta per l'assenza, in particolare qui in Campania, di un dibattito sui problemi del territorio.
Il Sud dimenticato. Di questione meridionale neanche un accenno. Solite promesse e vuoti slogan, alcuni anche ripetitivi. Hanno preso il sopravvento polemiche e liti personali, che spingono la cosiddetta società civile a tenersi ben lontana dalla politica. E si sono sprecati in queste ore gli appelli. Quelli al voto utile agli occhi soprattutto di chi si affaccia per la prima volta alle elezioni sono sempre meno comprensibili.
Un voto per i giovani. La speranza è solo nei giovani. Ma anche per loro sarà stato difficile informarsi, capire i programmi dei partiti, formarsi una idea per una scelta consapevole. Sono loro, i giovani, l'unica speranza per il futuro di questa terra. E se bisogna trovare una motivazione per andare a votare non c'è dubbio che per loro vale la pena anche di scegliere. A costo di turarsi il naso.