De Magistris chiama Minniti: "Basta propaganda fascista"

L'ira del sindaco di Napoli dopo gli scontri per la manifestazione di Casapound. Cinque feriti

 "La Costituzione pone fuori legge le organizzazioni che fondano la loro ideologia sul fascismo e, quindi, sull'odio razziale e del diverso come pericolo per la razza ritenuta, in modo aberrante, superiore. Mi chiedo chi aspettano il Ministro dell'Interno e lo stesso Governo per porre fine alla propaganda fascista. Napoli è città della resistenza popolare al nazifascismo". Così il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris dopo gli incidenti di ieri tra forze dell'ordine e centri sociali che contestavano il comizio di Casapound. "Napoli è città medaglia d'oro al valor militare per le quattro giornate del settembre '43 quando una rivolta di popolo sconfisse il potente esercito nazifascista. Prima città d'Europa a liberarsi. Se si continuano a consentire manifestazioni neofasciste facendole passare per esercizio della democrazia significa autorizzare l'inizio della fine della democrazia. È da qui che si crea il clima brutto che si respira e che deve essere sconfitto. L'eversione non può divenire normalità. Vogliamo Stato e Popolo uniti a difesa dei valori antifascisti. Napoli prima, ora e sempre antifascista". Intanto, sono sono cinque i rappresentanti delle forze dell'ordine (quattro poliziotti ed un carabiniere) rimasti feriti negli scontri avvenuti nel pomeriggio di ieri, nei pressi della stazione ferroviaria di Napoli, con alcuni attivisti dei movimenti sociali. Lo si apprende da fonti delle forze dell'ordine. Sono complessivamente 23 le persone denunciate per resistenza a pubblico ufficiale; una deve rispondere anche di lesioni personali. Dal canto loro, i manifestanti sostengono che le forze dell'ordine avrebbero "attaccato con la massima violenza chi era in corteo" e che ci sarebbe stato "il ferimento di una decina di persone (tra cui una persona con due dita rotte, una col naso rotto, e un'altra con 4 punti in testa) e al fermo di 23 persone, di cui la maggior parte giovanissimi (alcuni minorenni), bloccati, perquisiti faccia al muro e tradotti in questura. Si è in presenza di "una gestione dell'ordine pubblico atta a reprimere duramente e con la forza".

pi.mel.