Buttate a mare i 5Stelle, arriva il partito di de Magistris...

E attacca subito il Movimento di Grillo. E' lì che vuole prendere voti.

Il sindaco propone un Podemos italiano. Una risposta da sinistra ai 5Stelle e Salvini. Capace di attrarre anche gli scontenti del Pd e le anime perse della sinistra. Ci riuscirà?

di Luciano Trapanese

Era chiaro a tutti. Le ambizioni di De Magistris vanno ben oltre il comune di Napoli. E non puntano certo alla Regione. Si è sempre saputo, ha in mente un modello: Podemos. In salsa italiana, naturalmente. Una risposta a Grillo e Salvini. Da sinistra e dal Sud.

Prima ha annunciato la nascita – di fatto – del partito/movimento. Poi ha sferrato un attacco frontale ai 5Stelle: «Non sono depositari della verità, della legalità e della moralità. Alla prova del governo – a Roma – si stanno dimostrando uguali agli altri». Poche parole, ma nette: pronunciate (nel forum di Repubblica), all'indomani della svolta “garantista” di Grillo e la successiva proposta di istituire un Tribunale del popolo sull'informazione.

Il sindaco di Napoli ha scelto il momento di maggiore vulnerabilità del Movimento per sferrare l'attacco. Per imporre dei distinguo. Per auto proclamarsi altro.

Anche perché – se vuole imporsi a livello nazionale – è soprattutto lì, in quel bacino elettorale, che deve pescare. Oltre ad affermarsi come uno strenuo difensore della questione meridionale.

Rispetto ai 5Stelle si è già accreditato come amministratore. Può piacere o meno, ma nessuno può dire che Napoli – una città difficile – non sia governata (rispetto a Roma c'è un abisso). E' uomo del popolo senza dubbio (lo testimonia anche la percentuale di voti nelle ultime amministrative). Capace di dialogare con la gente.

Non ha mai fatto parte della cosiddetta casta (è stato eletto senza l'appoggio dei partiti tradizionali). Rispetto a molti esponenti del Movimento di Grillo non si può dire che prima di affrontare la carriera politica fosse un signor nessuno: era un magistrato.

Non ha cioè molti dei difetti che in questi mesi sono stati attribuiti ai 5Stelle. In particolare l'inesperienza e l'incompetenza.

Ma per affermarsi fuori dalle mura partenopee – o per avere almeno numeri significativi -, De Magistris punta anche ad attrarre gli scontenti del Pd, quelle anime perse che si agitano contro il renzismo, e le altre anime, quelle che vagano irrequiete fuori dal recinto dei democratici. Oltre a riportare a sinistra voti che in questi anni si sono lentamente e in modo costante orientati altrove.

Riuscirà nell'impresa? Difficile dirlo. Di certo non basta presentarsi e dire «sono De Magistris», per ottenere consensi. La fantasia dell'uomo solo al comando sembra abbia fatto il suo tempo (speriamo). Serve un programma. Idee chiare su questioni fondamentali: economia, lavoro, Europa, immigrazione, welfare. E non slogan, di quelli se ne sentono già troppi. Ma proposte concrete, realizzabili.

Rispetto ai 5Stelle, De Magistris ha anche un altro vantaggio. Non parte come forza politica che vuole rovesciare i tavoli, rifiutando a prescindere ogni tipo di accordo con altri partiti. Non si nutre di quell'utopia (o la chiamiamo follia?). Ha una linea, ma non disdegna il dialogo.

E non si ammanta di purezza e onestà. Partendo da un concetto semplice semplice: l'onestà non è un merito, ma un pre requisito per chi si occupa della cosa pubblica. E la purezza, quella la lascia ai santi. Non fa parte delle cose terrene, figuriamoci della politica.

Tutto dipenderà anche dalla prossima legge elettorale. E forse un proporzionale con sbarramento potrebbe garantire alla nuova creatura un ingresso agevole in parlamento. Poi sarà tutto da verificare. Questa avventura potrebbe dimostrarsi – come altre – fine a se stessa o destinata ad avere un futuro. A trasformarsi davvero in un Podemos italiano.

Dipende da tante variabili. Troppe per azzardare ipotesi. Vedremo.