La camorra nera alla conquista della Campania

I Black Axe, da Castelvolturno a Napoli. Una continua ascesa.

Ascesa favorita anche dalla frammentazione dei clan napoletani e dal reclutamento di immigrati, facili prede di criminali che offrono soldi e protezione.

di Luciano Trapanese

Da una parte la camorra delle piccole bande, la camorra diffusa, dall'affiliazione facile. Dall'altra la mafia africana, nigeriana in particolare (che racchiude in se anche elementi del Ghana, del Togo, della Costa d'Avorio, della Guinea, del Niger e della Liberia), coagulata intorno alla potente Black Axe (Ascia nera), che ha due roccaforti. Una a Benin City, la capitale, dove risiedono i capi, e l'altra a Castelvolturno, l'avamposto italiano. In questo quadro si sta ridisegnando la geografia criminale campana. Business che si incrociano, dalla droga alla tratta degli esseri umani, dalla prostituzione alla falsificazione dei documenti, fino al mercato del falso. Affari per centinaia di milioni di euro, dove gli africani – grazie anche alla frammentazione dei clan e la fine delle organizzazioni storiche, Casalesi compresi – stanno conquistando sempre più spazio e importanza.

Nel traffico di droga – la merce arriva dal Sudamerica sulle coste Africane e approda in Campania via Spagna – hanno ormai un ruolo rilevante. Per la vendita al dettaglio ci sono i piccoli clan napoletani. Mentre le droghe leggere sono affidate in gran parte agli stessi africani, molto spesso gambiani.

Le piazze di spaccio sono cambiate. Non più Secondigliano o Scampìa, ma parte dell'hinterland napoletano e alcune quartieri dell'estrema periferia, quasi tutti costruiti nel dopo terremoto. Una piccola rivoluzione che – come osserva Isaia Sales -, ha saldato quella «frattura fisica tra bande di città e bande di provincia, negli ultimi tempi il traffico e lo spaccio della droga hanno fatto di alcuni quartieri di Napoli e di alcuni paesi dell’hinterland un’unica area criminale».

Con tanti gruppi, spesso acefali, difficili anche da individuare. Una camorra, come detto, diffusa. Dove il limite con la criminalità comune sembra sparito.

Una camorra di questo tipo, «liquida» (per citare ancora Sales), ha bisogno di un legame diverso con i gruppi africani. Gruppi che – al contrario – sono spesso ben strutturati, composti da giovani che non hanno nulla da perdere, spesso feroci (soprattutto se nascono sotto l'influenza dei Black Axe), e che già in alcune zone del casertano trattano alla parti con le organizzazioni locali.

Anche a Palermo, dove la mafia non ha perso potere e non si è frammentata, i criminali locali hanno deciso di consegnare un interno quartiere del capoluogo siciliano ai nigeriani, Ballarò. Un accordo che sarebbe stato impensabile fino a cinque, sei anni fa. Ma non solo. I Black Axe dettano legge anche nei sobborghi di Brescia e Torino. Dove non sono certo così numerosi e potenti come a Castelvolturno, la loro centrale operativa europea.

In questo quadro si inserisce un interessante articolo pubblicato da Giuseppe Crimaldi su Il Mattino, a proposito di Little Africa. O meglio: il quadrilatero tra piazza Garibaldi, la Duchesca, la Maddalena e il Borgo Sant'Antonio Abate.

Gli africani, con il beneplacito di una cosca emergente, hanno cacciato dalla zona i cinesi e occupato anche gli spazi criminali lasciati liberi dai clan indeboliti dalle guerre di camorra e dalle ripetute operazioni di polizia e carabinieri. In pratica: hanno insediato nel cuore di Napoli una nuova base operativa.

La presenza di Black Axe in Italia è abbastanza recente. Le prime segnalazioni risalgono al 2011, quando una nota dell'ambasciata si leggeva: «Vorrei attirare la vostra attenzione sulla nuova attività criminale di un gruppo di nigeriani appartenente a sette segrete, proibite dal governo a causa di violenti atti di teppismo: purtroppo gli ex membri di queste sette che sono riusciti ad entrare in Italia hanno fondato nuovamente l’organizzazione qui, principalmente con scopi criminali».

Sono trascorsi cinque anni. Hanno stretto rapporti con la mafia, con la camorra. Costituito un centro a Castelvolturno, conquistato una zona del centro di Napoli, sono diventati riferimento per il traffico di droga, la prostituzione, la tratta di esseri umani. E sanno muoversi senza fare troppo rumore. E soprattutto, hanno la possibilità di reclutare di continuo forze nuove tra la massa di migranti che non riesce a integrarsi in Italia.