Diario di un camorrista. Puttane, trans e killer fantasma

Storie. Il racconto di un killer. Conseguenze di un agguato sbagliato

Riassunto delle puntate precedenti. Leo insieme a Mario e il Pisano su ordine di Ciro, il capoclan, uccide per errore il figlio del boss Aniello Riccio. Il rifugio da Anna, un'infermiera. La sparatoria e la fuga nella casa al mare. L'arrivo dei carabinieri e la corsa verso il porto. L'incontro con Tonino, poi la decisione: andare da Barbara, una prostituta. L'omicidio del pappone e il ritorno. Il rifugio da Letizia, un femminiello molto particolare. L'agguato alla madre e al fratello. La trappola in ospedale.

Decima puntata (prima puntata, seconda, terza, quarta, quinta, sesta, settima, ottava, nona)

di elleti

Mamma sta all'ospedale. Le hanno spaccato la testa a calci. Sta in coma, ma dicono che non muore. A mio fratello l'hanno accoppato. Due botte in faccia, l'hanno smostrato. Ho deciso di stare fermo, per adesso. Però Ciro e quelle chiaviche devono stare sicuri che li squarto. Si sono voluti lavare la faccia con don Aniello: vedi che lo cerchiamo a Leo, gli abbiamo seccato il fratello e mezzo accoppato la mamma, appena viene fuori è morto pure lui e tuo figlio è vendicato. E sarebbe andata proprio così, quello stronzo mi conosce bene. Sarebbe andata così se non ci stavano Letizia e Barbara. Letizia soprattutto. «Devi usare la testa, quelli pensano di tenerti per le palle, perché sperano che ti muovi come sempre: come un bufalo incazzato. Questa volta fottili».

Li fotto. Serve un piano. Ci sediamo intorno a un tavolo. Letizia, Barbara e il tipo che si è fatto un giro con me al bar di Totonno. Guardo Letizia. «E' carta nostra – rivolgendosi al tipo, Peppe Lacrima -, ti puoi fidare».

Don Aniello è debole. Si va nascondendo, ma tiene la sorte segnata. E poi toccarlo ora significa aprire una guerra che non finisce più. E che non possiamo combattere. L'obiettivo è Ciro e la merda attorno a lui. Mo si sente forte. Aspetta la fine del boss e si deve togliere lo sfizio di farmi la pelle. L'ha promesso e lo deve fare, gli serve pure per dopo: tutti devono capire che se uno sbaglia ha sbagliato per l'ultima volta.

- Tu tieni un vantaggio – dice Letizia -, si aspettano la tua faccia e invece te ne vai girando con una faccia che non conoscono. Pensano che stai solo. Ma non stai solo. E pensano che prima o poi fai la stronzata di andare all'ospedale per tua mamma.

- Vabbuò, questo è quello che non faccio. Me lo stai dicendo da due giorni. Ma mò, che cazzo facciamo?

- Ciro adda murì, assieme ai cani suoi. Dobbiamo pensare solo a quello.

- Ma non è facile – aggiunge Barbara -, sta sempre con la protezione. Il momento è delicato. Mica è solo lui che aspetta la fine di don Aniello...

- E' vero, ci sta pure la gente dei quartieri. Senza il boss si libera un sacco di spazio.

- Stanno tutti come iene – dice Peppe Lacrima -.

- E tu che ne sai?

- Mi risponde Letizia – E' di quella zona, li conosce bene.

Letizia si aggiusta i capelli. Tiene un vestito corto, fucsia. Il rossetto più rosso del mondo. Si è accesa una sigaretta. Sto in mezzo a una guerra di camorra, e la vado a combattere con un femminiello, una puttana e uno che si chiama Lacrima. Mia mamma è mezza morta in ospedale e a mio fratello l'hanno massacrato. Ci manca poco che mi metto a piangere. Ma Letizia parla con una voce che fa venire i brividi. Pare fredda, distaccata. Sicuro tiene le idee chiare. E vuole giocarsi tutto il vantaggio. Nessuno sa chi siamo e cosa vogliamo. Siamo fantasmi.

- Si devono scannare tra loro. Uno a uno. Noi dobbiamo solo appicciare la miccia.

- Come?

- Secchiamo uno dei quartieri e facciamo girare la voce che è stato Ciro che vuole subito mettere in chiaro che dopo don Aniello ci sta lui.

- L'idea non è fessa. Ma chi ammazziamo?

- Nicola Saporito, il fratello di Mario, il capo dei quartieri. Gira sempre solo, non pensa di tenere nemici.

- E come gli facciamo capire che è stato Ciro?

- A quello ci pensa Peppe...

Mi guardo il tatuaggio finto con la scritta «Mamma perdonami». Dopo questa storia me lo faccio vero. Con le stesse parole. Mi sento una merda. Tutta colpa mia, come sempre. Porto guai, guai e morte. Barbara si azzecca a me, sento l'odore della pelle. Dolce e aspro insieme. La respiro. Letizia e Peppe sono scesi. L'occhio le si è sgonfiato. Mi accarezza i capelli, lentamente. La bacio. Il suo corpo contro il mio. Mi voglio perdere dentro di lei e dimenticare questo bordello pieno di dolore.

- La guardo nuda dopo il piacere. Sta stesa sul divano. Tiene una bellezza piena di malinconia. Fuma e guarda un punto indefinito della stanza.

- Leo, non ti preoccupare. Appariamo tutto.

- Non lo so, è difficile. Ma certe cose non si possono più aggiustare...

- I morti sono morti, Leo. Li dobbiamo piangere e poi andare avanti.

- Dov'è andata Letizia?

- Un sopralluogo, nei quartieri. Stammi a sentire, quella è tosta e feroce. Devi stare tranquillo a stare dalla sua parte.

Sarà. Pensavo a lei e alle bestie di Ciro. E non c'era da stare tranquilli. Da nessuna parte. Soprattutto la mia.