Almaviva, c'è l'accordo. Salvi tremila posti di lavoro

Ammortizzatori sociali per due anni con possibilità di allungarli

Il confronto tra le parti al ministero dello Sviluppo Economico è durato dalle tre del pomeriggio a stamattina. Una trattativa fiume fino alla schiarita. Ore ed ore di faccia a faccia e, alla fine, pochi minuti fa, l'accordo: ammortizzatori sociali per due anni con possibilità di allungarli. Sono dunque salvi i 2988 lavoratori delle sedi di Napoli, Palermo e Roma che Almaviva, il più grande call center italiano, voleva licenziare. L'accordo appena siglato non sarà sottoposto a referendum. Mancavano infatti solo quattro giorni alla scadenza della procedura di mobilità.    

Esultano su Twitter anche il sottosegretario Davide Faraone ("Ottimo risultato per i lavoratori - afferma l'esponente siciliano dell'area Renzi - e grazie a Teresa Bellanova per il suo impegno") e il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.

Adesso, spiega la Fistel, "la sfida che il sindacato lancia al governo è la regolamentazione del settore dei call center e il contrasto alle delocalizzazioni e alle gare al massimo ribasso nel tavolo permanente al ministero dello sviluppo economico già convocato per il 17 giugno".

All'invio delle lettere di licenziamento mancavano cinque giorni: oggi, infatti, scadevano i contratti di solidarietà in vigore da quattro anni, e il 5 giugno l'azienda avrebbe potuto iniziare ad allontanare dalle sue sedi un totale di 2.988 lavoratori: 1.670 a Palermo, 918 a Roma e 400 a Napoli. Ancora ieri pomeriggio i lavoratori hanno manifestato davanti al ministero dello Sviluppo economico, dove ieri pomeriggio era iniziata la trattativa - l'ultima - fra azienda, sindacati, rappresentanti degli enti locali e governo.

Fra gli altri elementi, secondo fonti del governo, l'accordo prevede un tavolo permanente sui call center, con la convocazione mensile delle parti sociali per monitorare l'applicazione del programma. Le Regioni, dal canto loro, si sono impegnate a finanziare specifici programmi di formazione e riqualificazione dei lavoratori, mentre l'azienda dovrà "ridurre gradualmente il ricorso alle misure del sostegno al reddito attraverso l'incremento dei volumi di lavoro". Sul piatto anche l'impegno dell'azienda a non abbandonare la sede palermitana di via Marcellini.

L'accordo arriva a quasi un mese dalla prima intesa che prevedeva l'estensione dei contratti di solidarietà a tutte le sedi aziendali, è stato bocciato ad altissima maggioranza da un referendum che si è tenuto nei primi giorni di maggio. Previste una serie di verifiche per monitorare la riduzione delle eccedenze nei tre siti con una riduzione del 5% a trimestre dopo i primi mesi di solidarietà.