Calcio e camorra: «Il boss chiese la maglietta della Juve»

Le dichiarazioni

Il boss pentito della Vanella Grassi, Antonio Accurso ha spiegato agli investigatori che i rapporti con il calciatore del Genoa, Armando Izzo per truccare le partite di calcio erano nati ben prima della vicenda dell’Avellino. Prima nell’interrogatorio del 25 febbraio 2015 accenna a una prima combine: “Un giocatore dell’Avellino, e prima ancora della Triestina, Armando Izzo è un nostro parente, essendo nipote di Salvatore Petriccione. Già quando militava nella Triestina, vi fu un abbozzo di combine in cui mio fratello Umberto Accurso accompagnato da Mario Pacciarelli, andarono a Trieste sapendo che la società non pagava gli stipendi ai giocatori per vedere se si poteva far qualcosa, ma senza risultato. (come riporta il sito internapoli.it, ndr)
Izzo successivamente mantenne frequenti contatti con noi essendo nipote anche lui di nostro zio Salvatore Petriccione; anzi posso dire che nel periodo 2007-2009, Armando Izzo non voleva più giocare a pallone e voleva affliarsi con noi della Vanella Grassi, ma noi ritenemmo importante per lui che giocasse a pallone e non gli demmo importanza. (...) Millesi mi promise la maglietta con la quale aveva giocato, forse solo in panchina, la partita di Coppa Italia Avellino Juventus, con il numero 11, essendo una mezzala; so che Izzo ha regalato a Gaetano Petriccione la maglietta di Tevez, ottenuta nella stessa partita”.

Redazione Na