«Sì, ho bevuto. ho bevuto diversi drink. E, lo so che da ubriachi non ci si mette al volante. Ed io mi sono messo lo stesso alla guida". Rompe il silenzio e parla per la prima volta Umberto Mormile, il dj di 29 anni che lo scorso 25 luglio, dopo aver percorso cinque chilometri contromano in tangenziale all'altezza di Agnano, finisce contro una Renaut Clio.
Nell'incidente muoiono due persone: Livia Barbato, la fidanzata di Mormile e Aniello Miranda, un 48 enne che stava andando a lavorare. L'accusa per lui è di duplice omicidio volontario aggravato. Ieri, nell'aula gup, Mormile, per la prima volta, dopo mesi di silenzio ha chiesto di essere ascoltato. Parla per due ore. Ricostruisce quello che è avvenuto quella notte: "Livia è entrata in auto e si è seduta sui sedili posteriori. Avevo appena comprato l'auto e le ho chiesto di avvisarmi se si sentiva poco bene e di non sporcarla. Avevamo bevuto un po' e di solito non beviamo. Da quel momento in poi non ricordo più nulla, non mi sono reso neanche conto di essere finito contro un'altra auto".
Parla di blackout alcolico Mormile. Questa è la sua verità. Il pm incalza con le domande, l'avvocato Andrea Raguzzino che difende la famiglia Barbato chiede spiegazioni, ma Mormile, difeso da Gaetano Porto e Gaetano Baccari, non si scosta dalla sua verità. Dice: "So che la mia sofferenza non ha pari rispetto a quella che ho causato", ma non chiede perdono. Dopo due ore l'udienza viene aggiornata al primo luglio, giornata in cui la parola passerà al pm e alle parti civili. Il processo è celebrato con rito abbreviato. L'8 luglio è prevista l'arringa della difesa e quindi la decisione.