Diario di un camorrista. Sangue, sesso e paura

Storie. Il racconto di un killer. Conseguenze di un agguato sbagliato

 

Riassunto della prima puntata (pubblicata venerdì sei maggio alle 14,02). Leo, Mario e il Pisano su ordine di Ciro, il capoclan, devono eliminare Matteo Liveri, un pregiudicato che ha sgarrato più volte. L'agguato è in un circolo dei quartieri. Ma finisce male. LEGGI LA PRIMA PUNTATA 

Seconda puntata.

 

di elleti

Mi sono fatto portare da Anna, che fa l'infermiera. Sono sceso dalla moto, barcollavo. Mario e o' Pisano hanno sgommato senza dire niente. E che dovevano dire? Il fatto è andato storto, siamo partiti per seccare solo Matteo Liveri e invece ci siamo lasciati dietro tre cazzoni che nuotavano dentro il loro sangue in quel circolo fetente, tra stecche, biliardini e gente che ci vuole schiattare.

Le sirene delle guardie. Pure le ambulanze. Sono entrato nel portone col sangue che gocciolava. C'ho passato le scarpe sopra e il pavimento s'è fatto rosso. Anna m'aspettava con la porta socchiusa. L'avevo chiamata. Ha fatto storie, poi ha detto: vieni, ma non mi mettere nei guai che già ne tengo troppi.

Ha visto la ferita al braccio, niente di che. C'era più sangue che danno. Il proiettile m'aveva preso di striscio. Ha medicato e fasciato. Fredda e veloce. Non ha chiesto niente. Anna non chiede mai. Pure se muore dalla voglia di impicciarsi. Ma per certe cose lo sa: meglio non sapere.

E' sempre stata una pezzo di femmina. Tiene gli occhi come i capelli, neri che ti perdi dentro. Siamo stati assieme per sei mesi. Ma non era cosa. Lei voleva una vita senza casini. Io sono un casino che vive. E' finita com'era cominciata. Ci vediamo qualche volta e finisce che scopiamo.

M'è venuta voglia. Ho respirato la sua pelle. Lei non s'è tirata indietro. Non stavo arrapato. Dovevo sfogare. Un poco di tensione si è sciolta nel piacere. M'è rimasta addosso la paura. E l'odore del sangue e del piombo.

«Resto solo stanotte, poi sparisco».

Non ha detto niente. S'è alzata. L'ho vista camminare nuda verso la cucina. «Ti preparo qualcosa».

Ho acceso la tivvu. Film, televendite, gente che allucca e niente tg. Ho preso il telefono. Internet. Un sito. La notizia. Cazzo.

Sparatoria pochi minuti fa in un circolo di via Manfredi. Tre killer hanno fatto fuoco all'interno del locale. Due persone sono morte, una terza è in ospedale in gravissime condizioni. Forse uno dei sicari è rimasto ferito. Il commando è fuggito a bordo di due moto, indossavano caschi integrali. Tra le vittime Francesco Riccio, 22 anni, figlio del boss Aniello, e Matteo Liveri, 24 anni, pregiudicato. Non si conosce ancora l'identità del ferito.

Cristo. Non è un casino. E' peggio. Aniello Riccio è una belva fatta persona. Ha squartato gente per una risposta sbagliata. Sono morto. Siamo morti. Anzi, sarebbe meglio essere già al camposanto.

Driin, il telefono mi scappa dalle mani. Finisce sul letto. Sullo schermo leggo Ciro. Ha saputo. Rispondo.

«Che cazzo avete combinato. Tre strunz', sit' tre strunz'. Tre strunz' muort'».

Non riesco a parlare. Ciro non dice più niente. Siamo tre stronzi morti pure per lui. Tiene solo una possibilità per non farsi scannare da Aniello Riccio: ci porta dal boss vivi o dentro a un sacco della munnezza.

«Addo' stat', vi veng' a piglià, ca si no non la passate la nottata».

«Ciro so solo. Mario e o' Pisano sono andati da un'altra parte, non lo so dove. Ci simm' lasciati subito dopo».

«E tu addò stai?»

«Non ti preoccupare, vengo io...».

«Dimm' addò stai, nu fa l'eroe».

Non ho risposto. Ho chiuso. E' finita. Mi cercano tutti. Le guardie, gli uomini di Ciro, quelli di Aniello Riccio e pure quelli di Tommaso Liveri, il fratello di Matteo.

Anna è tornata con un piatto di pasta. L'ho guardata come non ho mai guardato nessuno. E' l'unica cosa bella in questa notte di merda. Forse è pure l'unica cosa bella che m'ha attraversato la vita. Mi stava venendo da piangere. Lei mi ha messo una mano tra i capelli. «Leo, mangia un poco».

«No, è meglio se vado. O metto nei guai pure a te».

Il ferro stava nel giubbino. Ancora caldo. Anna mi ha dato una maglia pulita e un paio di pantaloni. «Sono di mio fratello».

Mentre scendevo le scale il freddo mi è salito dentro, come una lama. Mario e o' Pisano non sanno niente. Se sono andati da Ciro sono fottuti. E se gli hanno detto di Anna è fottuta pure lei. Sono rimasto fermo, davanti al portone. Non potevo restare. Non volevo lasciarla sola.

Ho guardato fuori. Nessuno. Dovevo fare di corsa. Mi serviva una macchina, poi avrei pensato ad Anna.