di Luciano Trapanese
Ci vuole poco per morire nella Napoli delle gang impazzite. Non importa se sei un camorrista o un meccanico. Se hai ucciso, spacciato, pestato a sangue o hai solo lavorato per consentire ai tuoi figli una vita migliore. Ci vuole poco, quasi niente. Giuseppe Esposito, 57 anni di Marano, per tutti “Peppe o' meccanico”, incensurato, aveva preparato tutto per il matrimonio di Filippo, suo figlio 30enne. Un ragazzo a posto. Nella sua vita una sola macchia. Un arresto per rapina di tanti anni fa, quando era giovanissimo. Poi più nulla. Casa e lavoro. Quando Giuseppe ha visto entrare il killer, pistola in pugno e casco integrale. Ha capito. Compreso in un istante che quella tranquilla giornata in officina stava per tramutarsi in tragedia. Ha capito, ma non fino in fondo. Perché lui? Perché suo figlio. Ha cercato di coprire Filippo, che ama farsi chiamare Fabio. Si è frapposto tra la pistola e il suo ragazzo. Ma non c'è stato nulla da fare. Filippo è morto subito. Lui poco dopo il ricovero in ospedale. Un duplice delitto quasi inspiegabile. In realtà – sostengono gli investigatori – una vendetta trasversale. Un doppio assassinio in risposta a un altro doppio assassinio, quello del 22 aprile, quando in via Fontanelle, cuore del rione Sanità, un commando ha freddato Giuseppe Vastarella, di 42 anni e il cognato Salvatore Vigna (rimasero feriti i cugini Dario e Antonio Vastarella e Alessandro Ciotola).
Una vendetta dei Vastarella, dunque. Una risposta a quella strage. La seconda, perché anche l'omicidio di Aniello Esposito, ammazzato in via Janfolla, a Miano, potrebbe rientrare nella stessa strategia di sangue.
Già, ma perché Giuseppe Esposito e suo figlio Filippo. Cosa hanno fatto? Con chi si sono schierati? La risposta è semplice: non hanno fatto nulla, non sono schierati con nessuno.
Ma Filippo è cugino di Antonio Genidoni. Un pregiudicato ritenuto elemento di spicco del clan Esposito-Genidoni-Mauro, che opera nel rione Sanità. La zona contesa con i Vastarella. Antonio Genidoni, in libertà da poco, è anche figliastro del boss Pietro Esposito, ucciso nel novembre del 2015, sempre nel rione Sanità.
E' tutto? No. Filippo ha anche un fratello, Emanuele, di 22 anni. Pregiudicato e non proprio tutto casa e lavoro. Il ragazzo si è fidanzato con la figlia di Pietro Esposito, il capoclan ucciso.
Semplici parentele. Nessuna consuetudine. Scarsissime frequentazioni. Eppure sono bastate per armare la mano dei killer.
La scia di sangue nella guerra che contrappone la Sanità con il quartiere Miano si allunga. Il recente arresto di Walter Mallo, il giovane boss della periferia nord di Napoli, ha evidentemente spinto le cosche del centro ad alzare il tiro. E colpire duro. Chiunque e ovunque. Anche chi con la camorra e i camorristi non ha mai avuto a che fare.