Dramma carceri, Di Giacomo: "Siamo in media al 132,6% di sovraffollamento"

Il segretario generale del sindacato polizia penitenziaria: "I dati parlano chiaro"

dramma carceri di giacomo siamo in media al 132 6 di sovraffollamento

"La "lezione di Avellino" è di riprendere il controllo delle carceri togliendolo alle mafie per ristabilire legalità e sicurezza dentro e fuori"

"Con le dichiarazioni del ministro Nordio il carcere è finito in “scherzi a parte”: se c’è il sovraffollamento nelle celle è perché il Governo ha introdotto 50 nuovi reati e aumentato le pene per 427 anni determinando, dalla formazione dell’esecutivo Meloni, il 10% in più di detenuti".

Lo afferma il segretario generale del sindacato polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo che aggiunge: "i dati parlano chiaro: siamo in media al 132,6% di sovraffollamento e nell’ultima settimana i due "rave" sono state identificate circa 300 persone. Il personale aumentato solo nelle dichiarazioni perché -continua - è sempre nello stesso organico ed è allo stremo con turni massacranti anche di 12 ore oltre ad essere quotidianamente aggredito con decine e decine di agenti ogni settimana in ospedale.

Una situazione sempre più allarmante - come dimostrano le inchieste sul controllo dal carcere dello spaccio di droga, il ritrovamento di centinaia di telefonini, rivolte e violenze - mentre il Dap è “acefalo”
da troppi mesi in attesa dalla nuova nomina continuamente rinviata per cause sconosciute.

Ma dopo 28 detenuti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno - afferma Di Giacomo – non possiamo più accettare che il ministro ripeta ancora una volta che i suicidi sono “eventi inevitabili”. Solo ieri il Cedu ha nuovamente condannato l’Italia per la detenzione di un detenuto al 41 bis affetto da demenza.

Continuiamo a denunciare che nelle carceri ci sono troppe persone affette da malattie croniche, con problemi mentali, tossicodipendenti che non dovrebbero trovarsi nei penitenziari”.

Da parte dell’amministrazione penitenziaria, del governo e della politica, approvando mozioni di carta in parlamento - continua il segretario  - si preferisce fare come le “tre scimmiette” (non vedo, non sento, non parlo) dedicando più tempo alle celle-container e alle casette dell’amore con l’effetto immediato di scoraggiare le vittime di mafia a collaborare. In questo scenario è possibile leggere il calo del 5% di casi di collaborazioni con la giustizia nel giro dell’ultimo anno.

La "lezione di Avellino" - conclude - è di riprendere il controllo delle carceri togliendolo alle mafie per ristabilire legalità e sicurezza dentro e fuori".