Maledette scommesse. Quei ragazzini che giocano col papà

La ludopatia genera disastri. Tanti minori giocano con i familiari. Pochi controlli nelle sale.

Nessun controllo sul web. Lo Stato da una parte fornisce fondi ai Sert per combattere la dipendenza e dall'altra consente la pubblicità intensiva del gioco. Un'ambiguità che sta distruggendo migliaia di famiglie. Soprattutto in Campania.

di Luciano Trapanese

«No, quelli perdono. Puntiamo forte su questi». Una delle tante sale scommesse di Avellino (ma la scena può ripetersi ovunque, soprattutto in Campania). Il più sicuro dei due è un uomo adulto. L'altro – apparentemente meno esperto – è suo figlio. Non avrà neppure quindici anni.

Giriamo lo sguardo. Alle slot almeno due ragazzi non arrivano ai diciotto anni. Gli altri sono adulti. Alcuni anziani.

«I controlli non servono a nulla – ci racconta Marco -. Sì, ok: niente slot. Ma chi se ne frega. Se vogliamo giocare la bolletta questi a volte chiudono un occhio, a volte no. Ma ci vuole niente a chiedere a un amico diciottenne di giocare per noi». Semplice.

«E non parliamo poi di internet. Puoi fare quello che vuoi. Volendo anche a dodici anni. Devi avere i soldi, certo. Ma se ci sono, giochi. Sciolto».

Già, sciolto.

La storia dei papà che giocano con i figli minorenni è sconcertante. Al punto che i pensionati della Cisl di Salerno hanno lanciato un allarme per voce del loro rappresentante, Giovanni Dell'Isola: «E' un fenomeno sempre più preoccupante quello dei giovani che scommettono insieme ai familiari».

Per molti non è un problema, evidentemente. Eppure la ludopatia è una dipendenza acclarata. E dalle conseguenze devastanti.

I numeri dei minori attratti e soggiogati dalla dipendenza per le scommesse è in continuo aumento. Soprattutto in Campania. Lo confermano non solo i dati, ma anche le operazioni di carabinieri, polizia e guardia di finanza (l'ultima oggi, a Caserta).

Su questo sito abbiamo spesso raccolto le testimonianze di donne disperate per la dipendenza dei mariti. Le storie di ex giocatori. I Sert sono stati costretti ad aprire delle sezioni dedicate ai malati di gioco. Nascono anche gruppi di giocatori anonimi.

Il problema è serio. Ma si fa nulla. Anzi. Si continuano ad aprire sale scommesse, le emittenti televisive e tutti i mezzi d'informazione pullulano di pubblicità che sono un costante invito a giocare (regalano pure cento euro...).

Un po' come con l'alcol.

E' chiaro che i politici che si alternano al Governo del Paese sulla questione sono almeno ambigui. Se da una parte si rendono conto che la ludopatia sta massacrando migliaia di nuclei familiari, dall'altra non hanno nessuna intenzione di rinunciate a quasi dieci miliardi di entrate sicure.

«Stanno distruggendo una generazione – continua Dell'Isola -, e poi c'è chi continua a ripetere che siamo stati noi a rubare loro futuro dei giovani».

Ma non solo. Tutti sanno chi si nasconde dietro molte slot. La camorra. E non è un'ipotesi, ma la conclusione di decine di indagini. Così come la malavita organizzata non sembra estranea a tanti siti on line per le scommesse.

La rovina di tanti italiani contribuisce a gonfiare le tasche già gonfie della malavita organizzata.

«Chiediamo una riflessione a 360 gradi sul gioco d'azzardo – continua Dell'Isola -, che per molti adolescenti rappresenta un'occasione di fuga dal grigiore quotidiano e dalla solitudine».

Da qui parte anche una proposta agli amministratori locali: «Tanti enti stanno adottando dei regolamenti contro il gioco d’azzardo. C’è chi fissa la distanza minima da scuole, centri di aggregazione, strutture sanitarie residenziali e dalle aree verdi attrezzate per l’apertura di nuove sale da gioco e l’installazione delle apparecchiature. Diversi Comuni hanno anche adottato misure di riduzione delle aliquote fiscali per gli esercizi che elimineranno le slot machine e molti sindaci, con proprie ordinanze, restringono gli orari di funzionamento delle apparecchiature negli esercizi autorizzati. Pensiamo che la prevenzione sia fondamentale e che il primo esempio debba arrivare proprio da genitori, nonni, associazioni di volontariato e parrocchie. Ma anche lo Stato deve fare la sua parte».

Nella battaglia contro il gioco che uccide anche la Caritas (in particolare quella di Benevento). Già diversi commercianti hanno aderito eliminando le slot dai loro negozi. Ma è poco, troppo poco. Soprattutto se non è il governo ad assumere una posizione decisa e non ambigua su questo disastro.