E' stata violentata dal padrino. Per tre anni. Da quando ne aveva undici. Ma non ha mai avuto giustizia. Anche se il colpevole aveva confessato tutto.
Ora, dopo 17 anni, l'uomo – all'epoca 50enne – è stato condannato (in Cassazione), a tre anni e sei mesi. Ma lei, la vittima. Non c'è più. Qualche anno fa si è tolta la vita, lanciandosi da un balcone.
Ha preferito farla finita quando la sua storia è stata resa nota. Quando quella vicenda che ha segnato la sua infanzia è rimbalzata tra i suoi amici, i suoi conoscenti.
E' stata uccisa due volte.
E' accaduto a Torino. Un caso clamoroso. Ma ce ne sono tanti, simili. Disseminati nei tribunali di tutta Italia. Soprattutto al Sud, dove i tempi della giustizia non sono neppure calcolabili.
Il ministro della giustizia, Andrea Orlando ha chiesto scusa a nome dello Stato per quella ragazzina. E disposto una ispezione per capire quello che è accaduto. Troppo tardi.
Ma – come detto – quello piemontese non è un caso isolato. Molti si spengono in silenzio. Affossati dalla decorrenza dei termini... E dalla complice omertà.
Sono quasi 160mila i reati prescritti ogni anno. Colpevoli che la fanno franca. Innocenti che non avranno mai la possibilità di dimostrare la propria estraneità dai fatti. Un buco nero della giustizia, che getta ombre su tutto.
Tra le prescrizioni anche molti reati di natura sessuale. Predatori che, grazie a farraginosi iter processuali, sono riusciti a evitare condanne già scritte.
Ma ce ne sono tanti che non finiscono neppure sotto processo. Abusi che si consumano in silenzio. A Napoli e in Campania come a Cuneo o Sondrio. La situazione peggiora – sia chiaro - nelle aree più degradate (è di qualche mese fa la denuncia del Garante per l'infanzia su alcune zone del napoletano). Ma il fenomeno esiste ovunque.
In un dossier di Telefono Azzurro si segnala che in base alle chiamate e alle segnalazioni nelle chat i casi di abuso sessuale e pedofilia sono aumentati del cinque per cento rispetto all'anno precedente.
Le violenze coinvolgono spesso bambine (65 per cento). Nel 40 per cento dei casi hanno meno di undici anni. In un episodio su due gli abusi sessuali vengono messi in atto da persone dello stesso nucleo familiare.
E in alcune zone – e la Campania è tra queste -, si cerca di tutelare gli adulti coinvolti invece di ascoltare i bambini.
E se li ascoltano, e i pedofili sono anche rei confessi, poi magari bisogna aspettare venti anni per avere giustizia. A ridosso della prescrizione. E dopo che la vittima si è uccisa sopraffatta dalla vergogna e della consapevolezza che il loro aguzzino è ancora lì, libero e tranquillo.