di Luciano Trapanese
C'è un nesso tra il gratuito, frontale e violentissimo attacco ai napoletani su Libero e l'ormai prossima visita di Salvini nel capoluogo partenopeo? Ce lo suggerisce un nostro lettore, Giovanni Vivenzio, di Quindici.
E' una lettura suggestiva. Possibile, ma improbabile. Il leader della Lega sta promuovendo in ogni dove il suo sbarco napoletano il prossimo undici marzo. Attacca, o meglio, offre in pasto ai suoi fan De Magistris e la giunta. Alimenta – in maniera implicita – un clima di tensione.
Con o senza Libero. Il titolo (Piagnisteo napoletano), l'articolo del quotidiano e il post (molto duro), sulla pagina Facebook di Feltri, gettano altra benzina sul fuoco. Fanno il gioco di Salvini, ma non ci sentiamo di dire che c'è “connessione strategica”.
Di certo l'undici marzo sarà una giornata campale per Napoli. Gli ultrà leghisti sono in crescita anche in Campania. Uniti su molti punti a frange dell'estrema destra partenopea. Nazionalismo spinto e tolleranza zero sugli immigrati.
Il sindaco De Magistris si è già schierato apertamente contro. Esponenti della sua amministrazione hanno definito Salvini “un bastardo”. I gruppi antagonisti e i centri sociali hanno annunciato una “calda accoglienza” al capo delle camicie verdi.
In un post pubblicato su Fb da Matteo Salvini il primo marzo si legge: «Mentre centri a-sociali e sinistri vari ci odiano, ci insultano e, molto democraticamente, ci promettono "lezioni", noi saremo orgogliosamente sabato 11 marzo alle 17 al Palacongressi di Napoli, con migliaia di persone perbene da tutto il Sud!».
Con quel democraticamente azzeccato con lo sputo. Soprattutto se prima si dice che c'è chi ti odia e vuole darti una lezione. E si invita il “popolo” a mobilitarsi, lasciando poi scorrere fiumi di risentimento nei commenti (un trucchetto vecchio ma ancora efficace).
E' un gioco pericoloso. Ma che va a tutto vantaggio di Salvini. Se non sfonda al Sud i suoi sogni di gloria sono destinati a restare sogni. Ma deve prima far dimenticare decenni di politica antimeridionalista della Lega. E imporre un noi o loro. Dove il noi raccoglie il risentimento anti immigrati, anti europeo (fuori dall'Ue e torniamo alla lira), e l'impeto nazionalista (con buona pace della Lega secessionista).
De Magistris ha risposto organizzando il 28 febbraio un concerto al San Carlo dedicato ai migranti di 40 nazioni. E in un post ha commentato: «La musica non ha confini, come Napoli, città rifugio, senza confini ed oltre i confini, come il mare. Le emozioni sono state forti, ho visto persone con le lacrime agli occhi. Abbracci e sorrisi spontanei, anche sui volti più sofferenti. Dignità, compostezza, fierezza, umiltà, umanità. Ecco, noi da queste parti siamo fragili, ma anche forti, perché siamo rimasti umani. Orgoglioso di essere partenopeo!».
Visioni contrapposte. Non dialoganti.
Sarà un caldo giorno di marzo. Speriamo solo per il sole.