Emergenza terremoto, i sindaci se ne fregano. Eccetto uno

De Magistris: un tavolo permanente. Gli altri dormono: come se la Campania non fosse a rischio...

Un silenzio imbarazzante, anche da parte di molti amministratori dell'area del cratere. Eppure questa ondata anomala di scosse nel centro Italia non può che suscitare inquietudine. Nel frattempo abbiamo perso 36 anni...

di Luciano Trapanese

Che De Magistris stia sul pezzo è un fatto indiscutibile. E questo va a suo merito. Ora in particolare. Le ripetute scosse che stanno devastando l'Italia centrale hanno risvegliato un vecchio incubo. E ricordato a tutti che la Campania è una terra ad altissimo rischio sismico.

E così, il sindaco di Napoli ha proposto di convocare in seduta permanente un tavolo tecnico ai massimi livelli per «garantire – si legge in una nota – il monitoraggio, la prevenzione e la comunicazione, proprio alla luce delle sequenze sismiche anomale che si stanno verificando nel centro Italia».

E quindi: piano di emergenza, informazione, e controllo degli edifici – soprattutto quelli pubblici -. Cioè tutto quello che si può fare per ridurre le conseguenze sulla popolazione di un evento drammatico.

Ok De Magistris. E gli altri sindaci campani? Oltre a Mastella che litiga per le chiavi delle strutture sportive che dovrebbero essere utilizzate in caso di emergenza, il resto è silenzio totale.

A Salerno c'è una sola priorità, Luci d'artista. Ad Avellino – città pesantemente colpita dal sisma del 1980 – la priorità è un'altra: la sopravvivenza ad oltranza di una amministrazione – come dire? - problematica. Caserta, non pervenuta. Silenzio anche dagli altri comuni grandi e piccoli della regione. Anche da quelli che il terremoto di 36 anni fa ha quasi raso al suolo.

Meglio non parlarne, vero? Perché suscitare vecchie paure? Meglio calare la testa sotto la sabbia e sperare. Perché poi mica è detto che arrivi il terremoto...

Questo il ragionamento, temiamo. Anche le opposizioni, spesso così attente anche alle più insignificanti questioni, tacciono su un punto vitale: cosa cavolo facciamo se arriva il terremoto? C'è un piano? Lo abbiamo studiato per bene? La gente è informata? C'è una segnaletica? Abbiamo fatto delle prove?

Chissenefrega. Un bel tiriamo a campare e via con la vita. Tanto siamo meridionali. Comunque ci arrangiamo.

Non è esattamente così. Non più. E soprattutto quando in gioco ci sono le vite di migliaia di persone. Questa superficialità, questo diffuso e colpevole menefreghismo è intollerabile. L'approssimazione non è ammessa. Soprattutto di fronte a questa emergenza.

Inutile girarci intorno. Questa ondata di scosse anomale che sconquassa l'Appennino ha provocato forte apprensione. Soprattutto in zone come l'Irpinia. Sapere almeno che in caso di terremoto il comune ha preparato tutto, fin nei minimi dettagli, non fa passare la paura. Ma allevia l'angoscia. Fa dire a tutti: comunque siamo preparati.

Anche per questo l'iniziativa di De Magistris è importante. Purché non resti lettera morta. Del tipo: passato il santo passata la festa. Ma – speriamo – è importante perché potrebbe svegliare dal sonno perenne – su questo tema – tanti altri amministratori locali. Lo speriamo, appunto. Ma nel frattempo glielo ricordiamo. Insieme a voi. In ogni singolo comune di questa regione (e non solo). Dal più piccolo al più grande. Anzi no, risparmiatevi il più grande, anche perché – almeno a parole -, sembra ci stia già pensando De Magistris.