Cimo De Falco: la Sanità campana deve rinascere dal 118

Subito una rete omogenea e il ruolo unico dei medici dell’emergenza

Oggi in Campania esistono pronto soccorso come quello del San Giovanni Bosco dove lavorano solo due medici del 118 per turno, praticamente senza supporto dall’emergenza dell’ospedale...

La rinascita del Servizio sanitario campano deve partire dalla riorganizzazione immediata del 118 in quanto senza l’area unica dell’emergenza-urgenza sono a rischio sia i nuovi Lea, disegnati dal ministero della Salute, sia il Piano ospedaliero disegnato dai commissari, emissari del governo, Polimeni e d’Amario”.

Così Antonio De Falco, segretario regionale della Confederazione del medici ospedalieri (Cimo) prima della visita a Napoli del ministro della Salute Beatrice Lorenzin. "La mancata applicazione del Dpr 27 marzo 1992 – aggiunge De Falco - atto che costituiva il servizio di emergenza urgenza del Sistema sanitario nazionale e regionale, rischia di far collassare tutto il sistema. E’ necessario, in Campania più che altrove, avere a livello nazionale un sistema uniforme, sotto gli aspetti organizzativi dei sistemi di emergenza urgenza, peraltro previsti dal Piano ospedaliero. Una necessità imprescindibile per affrontare le nuove sfide poste dalla riorganizzazione dei servizi a livello territoriale e ospedaliero”.

“Oggi in Campania – aggiunge De Falco - esistono pronto soccorso come quello del San Giovanni Bosco dove lavorano solo due medici del 118 per turno, praticamente senza supporto dall’emergenza dell’ospedale, in una stanza dedicata ai codici rossi (anche se non c’è il triage) di pochi metri quadrati, lontana dai servizi igienici utilizzando un unico stanzone in cui si effettua l’osservazione di pazienti maschi e femmine e anche i Tso psichiatrici.

Il personale del 118 oggi impiegato in Campania nei Pronto soccorso, risponde a una varietà di tipologie contrattuali (a tempo determinato, indeterminato, convenzionati) che rispondono funzionalmente al dipartimento emergenza della Asl ma organizzativamente alla unità dirigenziale di medicina d’emergenza dell’ospedale, con vari contratti, turni, ferie, remunerazioni che rendono strutturalmente caotico e carente il servizio. Lo stesso accade in molti altri pronto soccorso di ospedali regionali.  Riteniamo che l’Emergenza urgenza – aggiunge De Falco - debba diventare la colonna vertebrale del sistema sanitario regionale, costituita da più corpi: quello del sistema 118 (emergenza preospedaliera), i servizi di pronto soccorso di osservazione (emergenza alla porta dell’ospedale), le medicine urgenza e di intensità (emergenza intraospedaliero). Solo creando una rete, che unisca il territorio all’ospedale e gli ospedali fra loro, si potrà affrontare e garantire l’emergenza".

Chiediamo pertanto al Governo e alla Regione che i proceda alla stabilizzazione dei medici precari a rapporto subordinato e di tutti quei medici che non hanno la specializzazione ma che in questi anni hanno maturato conoscenze e competenze lavorando a sostegno del sistema emergenza urgenza regionale e un unico contratto lavorativo e che sia istituito un Dipartimento emergenza urgenza in ogni azienda, un dipartimento monospecialistico con “Specialista in Medicina di Emergenza Urgenza”, per Patologie e Traumi tempo dipendenti? Piante organiche determinate e definite, standard di personale nel 118, nel Pronto soccorso, Obi e nei reparti di degenza. (Foto dal web www.cmnews.it).

 

Redazione Na