Il mondo globale entra in crisi proprio come in uno di quei film catastrofici, nei quali un virus misterioso dalla Cina invade il mondo e mette in ginocchio l’economia globale e la società stessa.
In realtà non c’è nulla di non atteso in quello che sta accadendo in questi giorni. In una società mondiale sempre più connessa e globalizzata, dove acquistare su internet e comprare prodotti prodotti in ogni punto del globo per poi riceverli comodamente a casa propria è diventata una normalità, come l’immediatezza delle comunicazioni e delle connessioni, le pandemie sono messe in conto da chiunque abbia ruoli di governo, dai mercati, dagli investitori internazionali e da chiunque studi le relazioni internazionali.
Dunque è normale che in questa tipologia di mondo a viaggiare a velocità superiore non siano solo le merci e le mode, ma anche i virus e le pandemie, di conseguenza, sono dietro l’angolo.
La cosa che però ha reso la situazione ancora più drammatica è stata la totale impreparazione e la più completa irresponsabilità dei mezzi di comunicazione in ogni parte del mondo ma soprattuto quelli del ricco, opulento e colto occidente.
Le bufale sul Coronavirus sono state immediate e si sono diffuse ad una velocità tale da coprire le verità. E nell’epoca del ”l'ho letto su Facebook, su twitter, su internet o l’ho sentito in tv” conta molto di più un becero post di un incompetente qualsiasi, che il duro lavoro degli scienziati impegnati con tutte le forze a limitare i danni.
In Italia abbiamo assistito a un livello di disinformazione che ha toccato vette inimmaginabili. Paolo Liguori, direttore del TGCom24, è intervenuto in diretta affermando che una “fonte attendibilissima” glia aveva confidato che il virus era partito dal laboratorio di Wuhan, secondo il direttore “un laboratorio militare segretissimo dove si sperimentano virus per la guerra batteriologica”. Il direttore oltre a questa fonte “attendibilissima” cita un articolo di Nature che già nel 2016 parlava del laboratorio di Wuhan. Dunque Liguori crea il pacchetto perfetto per un b-movie complottistico. C’è un laboratorio dal quale sfugge il virus e il mondo cade nel baratro. Addirittura il direttore specifica che “i morti sono molto di più di quelli che ci dicono e che i contagiati sono decine di migliaia. Questo virus corre”.
Basta pochissimo per scovare questa fonte “attendibilissima” di Liguori non è un uomo dei servizi segreti cinesi o uno scienziato che è fuggito da Wuhan ma un articolo dello scanzonato inattendibile Washington Times, che nulla ha a che vedere con il Washington Post. Il giornale, una raccolta di bufale, ha lanciato, senza alcuna verifica, questa che più che una notizia è una vera e propria storia di fantascienza ed è stato smentito a più riprese da fonti serie e seri organi di informazione internazionale. È fondamentale sottolineare che quello di Wuhan non è in nessun modo un laboratorio militare e non lo dicono solo le fonti ufficiali cinesi ma chiunque sia stato nella città di 11milioni di persone della Cina centrale.
Come se non bastasse hanno iniziato a girare sui social video non verificati di persone dai tratti somatici asiatici che collassano in pubblico. Nei post si legge che sono stati contagiati e che questa è la vera reazione umana al virus. Video che non sono mai stati verificati ma che sono stati scaricati e ricaricati su siti di importanti orgia di stampa italiana come La Stampa, senza che nessuno si sia mai preso la briga di controllare davvero la provenienza.
Ma naturalmente non c’è solo la pista militare che viene battuta dai complottisti, c’è anche il grande piano delle case farmaceutiche che hanno già pronto il vaccino e che hanno per questo lanciato il virus sulla popolazione. E anche questa follia viene riportata da svariati organi di stampa come una verità, una possibilità, anche se non vi è alcuna prova di niente, solo supposizioni che neanche si tengono insieme con la logica.
Comunque, quelle che sono uscite in questi giorni sono tutte storie che sembrano ricalcare i film apocalittici nei quali spesso ci si perde. Storie irreali che servono forse a distrarre da una questione che spaventa molto di più rispetto alle varie teorie del complotto: il mondo di oggi può essere messo in crisi proprio dalle basi sulle quali si fonda. Le interconnessioni veloci, il restringimento degli spazi e dei tempi di spostamento, la velocità e la semplicità dei collegamenti intercontinentali che mai è stata così efficiente, fa di questo sistema un gigante dai piedi d’argilla. Più ampie sono le connessioni maggiori sono i benefici economici, sociali, culturali e finanziari ma più alte le probabilità di contaminazione sotto tutti i punti di vista.
Davanti alle bufale e ai giornalisti che pur di inseguire i click e i flussi di traffico sono disposti a piegarsi al sentito dire senza verificare, nasce il bisogno di dover ritrovare il ruolo fondamentale e di servizio che l’informazione deve avere. Ma se l’informazione si è mostrata vile e impotente, la scienza ha agito sin da subito con serietà. Il lavoro che il mondo scientifico sta facendo in questi giorni mette in luce la faccia positiva della globalizzazione mostrando come l’apertura, la condivisione immediata delle informazioni, delle competenze, delle nozioni e dei dati e la collaborazione globale rendono il mondo più sicuro.
Il coronavirus non è solo un virus, non rappresenta solo una pandemia come non si era mai vista prima, ma ha avuto la capacità di mettere in evidenza le storture del sistema globale aprendo uno squarcio profondo nel quale guardare per capire cosa non funziona e cosa può rendere il futuro un incubo.