Nella galassia sempre più ricca e composita del cosiddetto turismo sanitario, si sta rapidamente affermando un nuovo, niente affatto trascurabile, fenomeno. Si tratta del turismo tricologico, una sorta di “ultima frontiera” di trattamenti clinici effettuati all’estero per ragioni soprattutto economiche.
Negli anni passati, in Italia – e più in generale in Europa – è emerso con forza il fenomeno del turismo odontoiatrico. In poche parole, a causa dei costi estremamente elevati dei dentisti nel nostro paese – in particolare nelle grandi città –, molti italiani hanno scelto di effettuare le cure odontoiatriche di cui avevano bisogno in altri paesi. Le mete più gettonate sono tuttora Slovenia e Croazia, per ragioni di vicinanza, di qualità del servizio e ovviamente di costi. Tutti fattori che hanno comportato la definizione di un’area imprenditoriale ben specifica, nella quale si sono inseriti numerosi imprenditori del settore turistico, in particolare agenzie di viaggi e tour operator. La diretta conseguenza di tale fenomeno è stata la nascita di numerose agenzie che offrono pacchetti predisposti ad hoc con viaggio, soggiorno e terapie in loco a prezzi particolarmente vantaggiosi. Alcune di esse hanno predisposto una sorta di upgrade di tale offerta base, includendo nel pacchetto anche una dimensione puramente turistica, con visite guidate presso le maggiori attrazioni del luogo, degustazioni di prodotti tipici e benefit di varia natura.
Sulla falsariga di tale modello, nel corso dell’ultimo decennio si è andato affermando il business del turismo tricologico. In sostanza, si tratta del medesimo pattern, applicato però all’ambito clinico della ricerca tricologica, in particolare il trattamento dell’alopecia androgenetica. La meta più ricorrente, in tale ambito, è la Turchia, paese che geograficamente lambisce l’Unione Europea e che intrattiene rapporti molto stretti con i paesi UE. Basti pensare che per entrare in territorio turco, i cittadini europei non hanno bisogno né di visto né di passaporto, a meno che il loro ingresso non avvenga dal versante asiatico (ad esempio dalla Siria) o con un’automobile privata. Nei casi più consolidati dal punto di vista turistico, ovvero arrivo in nave o in aereo, è sufficiente possedere una carta d’identità in corso valida per l’espatrio.
Il business del trapianto di capelli in Turchia è in costante espansione. Merito del combinato disposto tra tasso di cambio favorevole tra euro e lira turca – che determina dei costi del trattamento notevolmente ribassati rispetto alle medie europee – e cliniche all’avanguardia: queste ultime dispongono di professionalità di eccellenza assoluta e strumentazioni di ultima generazione. Un trapianto di capelli a Istanbul – capitale indiscussa di questo relativamente nuovo business – può arrivare a costare meno della metà di un analogo trattamento operato in una grande città dell’Unione Europea, soprattutto se si fa riferimento alle più costose come Berlino o Helsinki.
Ovviamente, quando ci si muove in questi ambiti, è sempre necessario utilizzare una certa circospezione. Generalmente i potenziali clienti delle cliniche tricologiche turche arrivano a contattare queste ultime tramite ricerche su Internet, dove è possibile imbattersi in tutto e nel contrario di tutto: dalla clinica seria e professionale all’offerta ricca di insidie quando non di vere e proprie truffe. Per scongiurare il rischio di incorrere in frodi online o in offerte commerciali non veritiere, è sempre opportuno verificare le referenze dei promotori delle offerte, cercare recensioni online o chiamare direttamente i promotori stessi, facendo loro domande precise soprattutto in merito a costi, modalità di pagamento e dettagli dell’offerta.