Sanità, in Campania 600mila persone non hanno soldi per cure

L'ultimo ranking di Demoskopica ci colloca in coda alla classifica

Continua la fuga dei pazienti. Nel 2017 la migrazione sanitaria dalle realtà regionali del mezzogiorno può essere quantificabile in oltre 319 mila ricoveri generando crediti rilevanti principalmente per alcune realtà sanitarie del nord

Nel 2017 quasi 1,6 milioni di famiglie italiane hanno dichiarato di non avere i soldi, in alcuni periodi dell'anno, per  le spese sanitarie. La maggioranza al Sud.  Sono, infatti, soprattutto le famiglie in Calabria con una quota del 14,9%, quantificabile in circa 120 mila nuclei familiari, a denunciare il fenomeno. Seguono la Sicilia con una quota del 14,2% pari a ben 283 mila famiglie,  la Campania (10,3%), la Basilicata (9,2%) e la Puglia (9,1%) coinvolgendo nel processo di impoverimento rispettivamente 223 mila, 22 mila e 146 nuclei familiari.

In Campania dunque sono più di 600 mila le persone che non hanno i soldi per affrontare le necessarie spese sanitarie. 

É quanto emerge dall'ultimo ranking di Demoskopica che ha definito l'ips, l'indice di performance sanitaria, sulla base di otto indicatori: soddisfazione sui servizi sanitari, mobilità attiva, mobilità passiva, risultato d'esercizio, disagio economico delle famiglie, spese legali per liti da contenzioso e da sentenze sfavorevoli, democrazia sanitaria e speranza di vita.

Il Trentino Alto Adige è la regionepiù efficienze sotto il profilo sanitario,  mentre Calabria, Campania e Sicilia si collocano in coda alla classifica.

Sono tutte del Sud le regioni che contraddistinguono l'area dell'inefficienza sanitaria, dei sistemi sanitari etichettati come 'malati' nel ranking di Demoskopika: Abruzzo ( 96,4 punti), Sardegna (95,8 punti), Sicilia (93,8 punti), Campania (91,6 punti) e, in coda, il sistema sanitario della Calabria con 89,1 punti.

Nel 2017 la migrazione sanitaria dalle realtà regionali del mezzogiorno può essere quantificabile in oltre 319 mila ricoveri generando crediti rilevanti principalmente per alcune realtà sanitarie del nord quali lombardia, emilia romagna e veneto pari complessivamente a oltre 1,1 miliardi di euro. I meridionali, dunque, confermano la loro diffidenza nel sistema sanitario locale. 

Il management delle aziende ospedaliere, delle aziende sanitarie e delle strutture sanitarie, più in generale, è costato oltre 356 milioni di euro nel 2018 con una contrazione poco significativa, pari allo 0,3%, rispetto all'anno precedente (357 milioni di euro).

Il costo della burocrazia, più alto in Campania. A livello locale, a emettere più mandati di pagamento, in termini pro-capite, per indennità, rimborsi, ritenute erariali e contributi previdenziali per gli organi istituzionali sono state le strutture sanitarie della Campania con 12,1 euro di spesa pro-capite pari a complessivi 70,7 milioni di euro. Seguono le 'democrazie sanitarie' della lombardia con 10,3 euro di spesa pro-capite (103,8 milioni di euro), e dell'abruzzo con 9,6 euro di spesa pro-capite (12,7 milioni di euro). 

Circa 3 italiani su 10 (31,7%) Dichiarano di essere soddisfatti dei servizi sanitari legati ai vari aspetti del ricovero: assistenza medica, assistenza infermieristica, vitto e servizi igienici.In coda alla graduatoria anche per il minor livello di soddisfazione, pari mediamente al 20 per cento, si collocano sette realtà regionali: Lazio (94,0 punti), Sardegna (93,0 punti), Basilicata (87,3 punti), Puglia (86,4 punti), Sicilia (86,2 punti), Campania (84,8 punti) e, infine, Calabria (83,3 punti).

Quattro infine le realtà regionali ad essere caratterizzate da una vita media più bassa: la Campania (75,6 punti) con una speranza di vita pari a 81,1 anni produce la perfomance peggiore, seguono sicilia (83,3 punti), valle d'aosta (89,4 punti) e calabria (91,0 punti).