Fatalismo e speranza. Vittorio Sgarbi è "colpito" ma non sotto choc per l'incendio che ha devastato la cattedrale di Notre-Dame a Parigi. L’incendio a Notre-Dame è al centro dello scontro a “Quarta Repubblica” tra Vittorio Sgarbi e Alessandro Meluzzi. Il critico d’arte ha voluto più volte puntualizzare che la cattedrale è sì un simbolo di Parigi, ma il suo valore architettonico non è così alto come si pensa. Sgarbi infatti ha spiegato: “Le cose irreparabili sono quelle dove perdi delle opere centrali per la cultura dell’Occidente. Lì non c’è nulla, le vetrate sono state finite nel 1967 e sono opere triviali di nessuna importanza e se dovremo ricostruire ricostruiremo”.
Perché in fondo, spiega il critico d'arte al Quotidiano nazionale, "anche gli incendi fanno parte della storia dell'arte" e in ogni caso, a differenza dell'11 settembre a cui è stato paragonato per forza evocativa, questo evento "si riduce a un incidente di cantiere senza altre implicazioni". Insomma, assicura Sgarbi, "la risposta sta nel rogo. E la scintilla nelle impalcature dei restauri che hanno issato il fuoco. La procura di Parigi non dovrà faticare molto a mettere in fila gli eventi".
«“Andranno ricostruite la crociera e le guglie. Paradossalmente a crollare è stata una delle parti più recenti, frutto di un restauro di metà Ottocento". Sgarbi vede positivo: "Io dico che in una decina d'anni tutto sarà a posto. Tra dieci anni Notre-Dame sarà più bella di prima".
Il suo punto di vista non è però condiviso dallo psichiatra che subito gli grida contro: “Io mi vergognerei di queste dichiarazioni”. Questa frase, più volte ripetuta fa infuriare il critico d’arte che contrattacca: “Quella di Meluzzi è pure retorica di una mente ottenebrata che non sa distinguere tra le opere d’arte e le cartoline. Ignorante come una capra!”. Lo scontro tra i due, però, è subito fermato da Nicola Porro che zittisce entrambi in pochi secondi.