Per poter comprendere appieno quella che viene definita psicologia del giocatore d’azzardo, bisogna innanzitutto partite dal dualismo junghiano che separa il giocatore per diletto (o svago liberatorio) dal giocatore professionista. Il giocatore professionista, che negli Stati Uniti viene definito gambler, è una figura quasi mitica, che risale all’epoca del Far West, e di quando il poker iniziò a diventare popolare in Nord America. Si tratta di una figura che il cinema e la letteratura di genere hanno saccheggiato per lungo tempo, narrando questo personaggio spesso vagabondo, che si spostava in base alle esigenze legate a questo stile di vita così peculiare e anomalo. Una figura che nella vecchia Europa era invece sparita nella fase di transizione che possiamo tranquillamente associare alla prima rivoluzione industriale. Ne parla nel suo famoso romanzo Le memorie di Barry Lyndon lo scrittore britannico William Makepeace Thackeray. Uno dei personaggi più complessi e al contempo affascinanti è lo Chevalier de Balibari, nobile decaduto che per sbarcare il lunario diventa un grande baro di mestiere.
Qui troviamo quindi la personalità proteiforme del giocatore d’azzardo professionista. Si tratta naturalmente di un’immagine che seppur datata, risulta utile a delineare la psicologia del giocatore d’azzardo oltre che i suoi principali connotati e lo stile di vita. Oggi per giocatore d’azzardo si intende principalmente chi si occupa di gioco, e lo fa quindi a tempo pieno o part-time ma con un certo metodo e con criterio, non per svago e per diletto ma come un lavoro o comunque una seconda attività professionale. Non è certo semplice capire la psicologia del giocatore d’azzardo, così come, a parte la mitologia e le riletture hollywoodiana, non si tratta quasi mai si puro estro e genio, ma di persone che applicano con metodo e costanza, studio, impegno e tempo al fine di diventare dei veri professionisti del gioco. Oggi come oggi questa possibilità è data dal fatto che non c’è bisogno di vivere in una determinata zona o luogo dove vi sono casinò terrestri. Oggi il gioco viene praticato principalmente online, e interessa sia chi gioca per svago, quindi uno studente, così come un professionista, così come chi lo fa per professione o ambisce a diventare un giocatore di mestiere.
L’importanza del controllo per chi decide di dedicarsi al gioco è una componente fondamentale. La strategia da adottare riguarda i tempi che vanno diluiti, per non perdere di intensità e di concentrazione, così come il proprio budget. Bisogna quindi essere capaci di eseguire una perfetta gestione del gioco. Qualunque sia la modalità e il tipo di gioco, dal poker alla roulette, passando per il blackjack, il vero giocatore, quello che risponde ai criteri per cui si possa parlare di gambler professionista, deve conoscere il gioco dal profondo. Non bastano naturalmente queste qualità per vincere. Anzi, la differenza è data proprio dalla capacità di limitare i danni e quindi le perdite. Bisogna fare una distinzione, per quanto riguarda la psicologia del giocatore, tra chi è dipendente dal gioco e chi invece no. Come da manuale "un giocatore veramente dipendente è una persona in cui l'impulso per il gioco diviene un bisogno irrefrenabile e incontrollabile, al quale si accompagna una forte tensione emotiva ed una incapacità di ricorrere ad un pensiero riflessivo e logico." Questa definizione clinica rientra nella categoria del giocatore impulsivo e patologico, che contrariamente a quanto in molti possano pensare non è affatto l’identikit del giocatore d’azzardo professionale, bensì la sua controparte più deleteria e problematica, che va curata e risolta in modo terapeutico.