Ancora cani che aggrediscono i loro padroni

Cosa sta succedendo ai nostri amici a 4 zampe?

La riflessione di Ezio Maria Romano fondatore del Icn, Istituto di Cinofilia Naturale... Ancora cani che aggrediscono i padroni: è necessario ritornare ad una "cinofilia naturale"! Riceviamo e pubblichiamo....

Proprio adesso che la società si è ormai abituata a trattare i cani come fossero esseri umani, non passa settimana in cui non si registrino in Italia aggressioni ai danni dei familiari che li avevano cresciuti fin da cuccioli.

Risale a pochi giorni fa la notizia del cane che viveva in casa con una coppia di coniugi in provincia di Bologna e che li ha aggrediti ferendoli gravemente. In un’intervista, la donna ha dichiarato ai giornalisti: “Non credo ci sia un motivo.  Per noi era quasi un figlio al quale abbiamo dato tanto amore, poi qualcosa si è rotto e ci ha sbranati, se non ci avessero aiutato, probabilmente ci avrebbe ucciso. Quando dieci anni fa lo abbiamo preso, con noi era buono, poi è diventato violento. Lo avevamo anche portato da uno psicologo per cani ma è stato tutto inutile. Non voglio più vederlo in tutta la mia vita, il perdono non lo merita. Ci ha quasi ammazzati».

Cosa starà quindi succedendo ai nostri amici a 4 zampe? E’ forse possibile che oggi, più di ieri, esistano cani “buoni” che amano il padrone e altri “cattivi” che lo odiano al punto di volerlo uccidere?

Spesso accade che, sentendo tali episodi, molti proprietari di cani si rivolgano al nostro Istituto di Cinofilia Naturale ponendo questa domanda: “Il cane che abbiamo cresciuto con amore fin da cucciolo, potrebbe impazzire improvvisamente, tanto da diventare il nostro peggiore nemico?”.

Assolutamente no! Si deve però ritornare a capire che i cani sono animali e non persone e che non hanno nulla in comune con noi, tranne essere dei mammiferi: tutti gli animali vivono e ragionano secondo istinti molto diversi da quelli dell’uomo. Non servono “strizzacervelli” per cani o psicofarmaci per inebetire i più forti di carattere, è semplicemente necessario vivere con i piedi per terra e tornare ad interpretare il cane nella sua natura originale. Tutto ciò che ci viene proposto dal cinema e dalla tv su questo animale, non ha nulla a che vedere con la realtà!

Quando un cane morde il suo padrone non è mai colpa del cane, bensì del suo padrone!

"Non esiste un cane che si svegli al mattino con l’idea di aggredire coloro che gli hanno sempre fornito il cibo indispensabile alla sua sopravvivenza, quando ciò accade è perché l’animale li considera pericolosi per la sua esistenza e desidera allontanarli. Per il cane, mordere è un comportamento assolutamente naturale (lo impara fin dai primi giorni di vita) e lo mette in atto principalmente in 3 casi: per difendersi dai soggetti che reputa pericolosi per la sua sopravvivenza, quando altri membri del branco di rango inferiore non accettano di sottomettersi e per predare. In Natura, quando un animale si accorge che la sua convivenza con il branco sta diventando svantaggiosa, si allontana per cercare un ambiente più consono alle sue esigenze, cosa che il cane rinchiuso nel giardino o nell’appartamento del suo padrone non può fare ed è quindi per questo che reagisce per ristabilire quell’equilibrio di cui ha bisogno. E’ il padrone che, invece di vivere di fantasia, deve imparare a diventare un buon leader dell’animale che ha adottato. Con coloro che sanno diventare i suoi leader, il cane ha solo e sempre interesse ad instaurare un ottimo rapporto dal quale trarne benefici per la sua sopravvivenza. Qualsiasi componente della famiglia, anche un bambino di pochi anni, può risultare un leader per il  suo cane e quindi essere dispensato da qualsiasi aggressione, rimane necessario però che si rispettino alcune regole durante la crescita e la gestione dell'animale.

Quando il cane morde il padrone è perché sono stati commessi errori, quali ad esempio:  averlo fatto socializzare troppo con persone estranee alla famiglia, averlo sottoposto a varie forme di addestramento o obedience, averlo cresciuto in casa con gli stessi diritti di un famigliare, aver giocato eccessivamente con lui quando era cucciolo, averlo sgridato o punito senza che lui ne capisse il motivo, aver invaso la sua privacy di animale, avergli imposto condizioni contro la sua natura, essersi dimostrati pericolosi per la sua sopravvivenza.

Non importa il fatto che molti cani possano accettare queste irregolarità senza reagire, (come accade anche negli umani), non tutti gli esseri viventi sono disposti ad accettare una vita contro Natura, specialmente se si tratta di animali di forte temperamento e non di "burattini" traviati in ogni loro istinto. In ogni caso, per avere successo nella convivenza con un cane, non conta mai la sua razza di appartenenza, bensì il modo in cui lo si alleva da cucciolo e lo si gestisce da adulto!

Far credere a tutti che il cane sia un animale diverso dagli altri, tanto da dover essere trattato in modo privilegiato (pur non essendo ciò che vuole l’animale stesso) rende ormai da anni cifre da capogiro a molti settori commerciali e professionali, il problema è che spesso può rivelarsi molto pericoloso!
 
Ogni volta che dichiaro ai partecipanti dei miei corsi di cinofilia naturale che “il cane non ama il suo padrone”, non perché "sia cattivo" ma semplicemente perché i sentimenti umani non rientrano nelle sue facoltà istintive di animale, suscito sempre un grande stupore, per non dire sgomento, nella platea che mi sta ascoltando. D'altronde sto affermando l’esatto contrario di quello che ha sempre cercato di far credere ai proprietari, soprattutto in questi ultimi quarant’anni, chi dal cane cerca di trarre innanzitutto profitti economici. Come si sarebbe riusciti altrimenti a convincere milioni di persone nel mondo a spendere così tanto denaro per questo animale (con “sentimenti” pressoché uguali ad altri mammiferi), senza raccontare che si trattava di un “essere speciale” capace di provare incondizionato Amore per l’uomo? Tra l’altro proprio per lui, quell’essere umano che avverte da sempre una forte carenza di amicizie vere fra i suoi simili, tanto da inventare il detto: “Chi trova un amico trova un tesoro!”.

Che un cane viva in un appartamento, piuttosto che in un giardino, in un allevamento o in un centro di terapia per ammalati, non possiamo far finta di pensare che lui sia così felice di aver rinunciato a tutto ciò che la sua natura di animale gli chiedeva, ovvero crescere e sopravvivere con altri suoi simili con la speranza di potersi riprodurre! Se non fossimo stati noi a dividerlo dai suoi fratelli, togliendolo dalla madre a poche settimane, lui avrebbe passato la prima parte della sua esistenza con il branco al quale era stato destinato dalla Natura, per poi scegliere di vivere da animale libero e non sicuramente di doversi assoggettare alle nostre esigenze.
 
Considerato quindi che siamo spesso noi ad imporre ai cani l’obbligo di convivere al nostro fianco, senza offrirgli alternative, sarebbe almeno fondamentale che imparassimo ad amarli come animali e non come ci torna più comodo. Solo in questo caso non accadranno mai più incidenti fra i cani e i loro padroni!"