Falsi attentati, donne stuprate: chi soffia sulla nostra paura

Dalla finta bomba di Torino agli “africani che stuprano le italiane”. C'è chi specula e crea odio.

Nelle nostre città la tensione è altissima. Basta una miccia per innescare la caccia all'uomo. E fare il gioco dei terroristi.

di Luciano Trapanese

Siamo vittime della nostra paura. A piazza San Carlo – a Torino -, la folla è scappata terrorizzata perché un idiota ha lasciato esplodere un petardo, urlando “è una bomba”. E' bastato quello: mille e 400 feriti. Sette sono gravi, tra loro c'è un bambino: calpestato come gli altri da centinaia di persone in fuga.

In fuga dalla paura.

In Italia l'Isis non ha commesso attentati. C'è un numero minimo di foreign fighters. La radicalizzazione dei musulmani si concentra soprattutto dietro le sbarre. Bisogna stare all'erta, certo. E i servizi segreti sono al lavoro, continuamente. Con loro anche le forze dell'ordine. Non ci sarebbe motivo per avere questo terrore.

Non ci sarebbe. Ma c'è. E non solo per gli attentati che hanno sconvolto Londra, Manchester, Monaco, Parigi o Nizza. In quel caso sarebbe giustificata.

Quella paura, quel terrore, si alimenta anche per altre strade. E non sulla base di fatti, ma di suggestioni. Crea un effetto perverso, una spirale dentro la quale è sin troppo facile cadere. E che ci impedisce di usare la logica, il buon senso, il raziocinio.

Ho parlato con un amico, qualche giorno fa. Una persona informata, mediamente colta e che non ha mai avuto pregiudizi. Mi diceva: «E' difficile restare indifferenti quando senti di tutti questi africani che stuprano le nostre donne». La sua percezione era chiara: i casi sono tanti e accadono ogni giorno. Ovunque.

Beh, sono andato a vedere le percentuali. I casi di immigrati che violentano italiane. Quasi zero. O meglio quasi zero rispetto ai casi di italiani che violentano italiane o straniere (o bimbi italiani).

E parliamo di percentuali in rapporto alla popolazione. Non di numeri.

Perché allora si crede il contrario? Forse perché le violenze che vedono protagonisti gli stranieri rimbalzano come palline impazzite in un flipper da una pagina all'altra dei social. E vengono poi amplificate da trasmissioni televisive che campano sulle nostre paure (una buona parte della programmazione di Rete 4), e diventano argomento di discussione in ogni dove. Perché danno un volto e un nome alla nostra ansia. E perché individuando un volto e un nome abbiamo anche la ragionevole sensazione che quella paura possa essere sconfitta. E quindi: basta cacciare gli stranieri. Con ogni mezzo. E tutto tornerà come prima. Anzi, meglio di prima.

E' un gioco pericoloso. Crea un clima torbido. I mestatori di professione non fanno che peggiorare la situazione. Per ambizione (e sono i peggiori), o stupidità.

Il risultato è che in tutte le nostre città la tensione è altissima. C'è la sensazione netta che basta un nulla, una piccola miccia, per innescare situazioni violente. Da caccia all'uomo.

Basta un presunto untore di tubercolosi straniero o un islamico che per motivi religiosi picchia un ragazzo italiano. Come è accaduto ad Avellino. Due notizie che al momento non hanno conferma (nelle motivazioni). Ma che sono bastate per infuocare gli animi (leggetevi i post sui social...). E ci vuole poco per trasformare la paura in altro. In odio verso l'altro. Che è proprio l'obiettivo dei terroristi.

Se si invita a riflettere, a usare la logica, si passa per “difensori degli stranieri”, “radical chic” o “buonisti”. Ma anche per “traditori” o “lecchini” di chissà chi.

Per quanto ci riguarda non abbiamo la pretesa di difendere nessuno, siamo troppo grezzi per essere “chic” e siamo anche cattivissimi. Soprattutto con gli stupidi per professione. E i veri traditori – a nostro modo di vedere - sono quelli che alimentano la paura.

Sull'immigrazione abbiamo idee chiare: non è un'emergenza, ma un fatto. E bisogna farci i conti. Cioè gestirlo – questo fatto - il meglio possibile. Ad oggi lo Stato l'ha trattato alla pari della questione rifiuti. Dislocando a destra e manca i migranti, senza una strategia, senza guardare oltre l'oggi.

Se poi siete appassionati di complottismo e credete alla cosiddetta teoria – che risale a Nikolaus Kalergi, all'inizio del secolo scorso, ma è stata ampiamente travisata -, della sostituzione degli occidentali con gli africani, beh, non possiamo farci nulla: per quel tipo di delirio serve un medico (magari vi farebbe bene leggere questo pezzo di Vice).

Con la logica le situazioni – anche complesse – si affrontano. Con la paura no. Il guaio è che chi soffia sul fuoco non rischia solo di rimanere scottato, ma di provocare un incendio che procurerà danni a tutti.